Scrivere di tango

L'ultimo Tango

PUBBLICATO IL 20 Febbraio 2023

Scrivere di tango è la nuova rubrica di Tango y Gotan, nata per celebrare il tango come forma letteraria. Verranno pubblicati racconti brevi, poesie e brani scritti da voi. Potete proporre i vostri elaborati alla Redazione scrivendo a comunicazione@faitango.it.

L’ULTIMO TANGO

di Massimiliano Milanesi

Il vento soffiava tra le colline, componendo una dolce melodia con le foglie degli ulivi in fondo alla valle, le stelle facevano da cornice alla falce di luna che spuntava tra le nuvole.
Nel caminetto il ceppo di legno scoppiettava allegramente facendo con il suo suono compagnia al vecchio Aldo.
Aldo, il caro e vecchio Aldo, un uomo di altri tempi, come lo definivano i suoi paesani, con la sua postura piegata dal peso dell’età e dai ricordi di una vita, stava davanti alla finestra, osservando il suo volto rugoso nel vetro.
L’orologio a pendolo rintocco le ore 23.
-Devo sbrigarmi- Disse tra sé e sé.
Con passo lento, reso ancor più traballante dalle pantofole consumate si portò in bagno. Osvaldo, il barbiere, quella mattina aveva fatto un buon lavoro, rasatura impeccabile, pelo e contro pelo e disegnato alla perfezione il taglio dei baffi.
Con le mani tremanti si passò la brillantina nei radi capelli color argento e un po’ di cera sulle punte dei baffi.
Poi prese dall’armadio il suo miglior vestito, l’odore di naftalina e muffa pervasero la camera da letto, infilò il pantalone gessato, si mise il doppio petto sopra la candida camicia e chiuse i gemelli sui polsini stirati alla perfezione. Dall’ultimo cassetto prese una rossa cravatta in seta, si fece il miglior doppio nodo e una volta soddisfatto si decise ad uscire.
Aveva fatto bene ad accettare il consiglio della vecchia Gitana.
-Questa sera allo scoccare della mezza notte, vai alla villa dei Gotan, in via Buenos Aires e ballerai il tuo tango Il sogno di Aldo era quello di ballare un ultimo tango, avrebbe voluto ballarlo con la sua amata moglie;
anche se era morta da tempo, Aldo aveva sempre dentro di sé il suo ricordo. Si erano conosciuti ad una milonga, proprio nella villa dei Gotan, avevano ballato tutta la sera, una tanda dietro l’altra. Nelle orecchie rese dure dal tempo sentiva ancora le sue risate e le narici gli riportavano nel cuore il suo profumo, quel profumo che sapeva di primavera.
-Troppi ricordi fanno male all’anima- Brontolo mentre prendeva il borsalino dall’attaccapanni.
Fuori la Mercedes si mise in moto con fatica e con altrettanta fatica e fumo nero si allontanò dal viale di casa. La vecchia villa era al di là del bosco. Le ombre degli alberi, con l’aiuto della luna disegnavano facce spettrali sul parabrezza dell’auto accompagnandolo per tutto il viaggio.
In fondo alla strada si intravedeva la vecchia e gotica villa. Aldo parcheggiò l’auto all’inizio del piazzale deserto. La mezza notte era appena scoccata, l’ululato del lupo in lontananza rispondeva allo squittio della civetta appollaiata su una persiana mal ferma della villa.
Villa Gotan un tempo era la più lussuosa della zona, ora era ridotta ad un ammasso di calcinacci e i vetri rotti delle finestre la facevano sembrare una vecchia sdentata.
Bussò alla porta mal ferma sui cardini.
-Buonasera, prego si accomodi signor Aldo, la milonga è nella sala principale in fondo al corridoio- Disse il maggiordomo con la sua plombe inglese mentre gli prendeva il soprabito e il borsalino.
-Grazie- sussurrò Aldo.
Da fondo al lungo corridoio si intravedeva una calda luce, Aldo si incamminò con passo sempre più  sicuro.
Appesi alla parete vecchi quadri impolverati non avevano più la loro posizione originale, anzi, sembrava che qualcuno si fosse divertito a metterli inclinati o appoggiato al pavimento. Aldo si specchio su di un frammento che a suo tempo doveva essere un costoso specchio.
-Come ho fatto ad invecchiare così velocemente? Cosa ne ho fatto di tutta la mia Vita?-
Fece un lungo respiro e proseguì verso la luce. Man mano che camminava sentiva una strana forza rinvigorirgli le membra, la schiena stava prendendo la sua naturale postura e l’andatura ora era maestosa ed elegante.
Entrato nella luminosa e lussuosa sala, si guardò nel prezioso specchio di cristallo, l’immagine riflessa era di un giovane sui 30 anni, i capelli candidi erano tornati corvini e rinfoltiti, le rughe erano sparite dal volto.
Sulla sinistra della sala, un palco con l’orchestra, i musicisti sorridenti avevano già piazzato gli strumenti, le pareti dipinte di fresco erano ornamentate con affreschi e quadri. Al centro della sala una tanguera avvolta in un abito rosso, i biondi capelli erano raccolti in una crocchia e fermati da una lucente spilla, il sensuale collo era impreziosito da un coliere; Aldo le si avvicinò, gli
occhi di lui fissi negli occhi di lei, che appoggiò dolcemente la sua nuda schiena al braccio forte di lui, le mani si intrecciarono per unirsi in un abbraccio.
Il bandoneon iniziò ad emettere il suo primo suono seguito dalle note del pianoforte e contrabbasso. I due tangueri rimasero ancora per un po’ persi nei loro stessi sguardi, poi una leggera oscillazione e partirono con il loro tango; lei si muoveva sinuosa e sicura tra le sue braccia e lui la guidava con dolcezza.
Ballarono fino a quando la luce rossa dell’alba non si fece vedere dalle vetrate in fondo alla sala, poi la musica si fermò, lasciando i due ballerini in mezzo alla sala così come si erano trovati.
-Aldo, devo andare – L’uomo fece un cenno di affermazione con la testa mentre una lacrima gli rigava il volto. Man mano che la luce del sole aumentava la donna diventava trasparente, così come i componenti dell’orchestra, Aldo si guardò le mani e notò che stavano diventando scarne mettendo in evidenza le vene violacee e macchie sulla pelle, alzò lo sguardo su di lei che era quasi del tutto sparita, ma prima che si dissolvesse completamente la donna riuscì a pronunciare 5 lettere.
-Ti amo anche io- rispose Aldo rimasto solo in mezzo ad una sala ricoperta di polvere e ragnatele.
Ai suoi piedi vide una foto ingiallita dal tempo, la spolverò con cura e la mise nel taschino del gilet, poi uscì dalla sala, felice di aver ballato con sua moglie il suo ultimo tango.

Massimiliano MIlanesi. Nasce a Siena dove vive fino a 19 anni e poi si trasferisce alle porte della provincia. A causa di forti delusioni la sua ancora di salvataggio è il modo immaginario del teatro. Inizia questo cammino verso la fine 2006 con la Compagnia del Grappolo e successivamente La Sveglia, collaborando nel frattempo con altre compagnie teatrali senesi. Per un arco di tempo ha aiutato la piccola compagnia teatrale della sua Chiesa, scrivendo e dirigendo. Nel 2012 inizia a scrivere il suo primo libro, “Le Spirali dell’Anima”, un mix di mistico, giallo e suspense. Nel 2018 esce con il secondo libro ” Il Copione Maledetto”. Un romanzo interamente scritto sul fantastico mondo del teatro. In questi anni ha partecipato anche come semplice comparsa e piccoli ruoli in alcune fiction e attore protagonista in alcuni cortometraggi, il primo fra tutti ” Cono d’ombra”, interamente girato in maremma. La voglia dell’arte porta Massimiliano a esplorare questo fantastico mondo parallelo che spazia dall’attore teatrale allo scrittore, mondi dove puoi essere chi vuoi e costruire l’ambientazione che vuoi. Conscio del fatto che se fin da piccoli facessimo teatro e ci mettessimo nei panni dell’altro il mondo sarebbe un mondo migliore.
Dal 2017 si avvicina timidamente al tango, dove, complice l’abbraccio si può dare vita ad una vera e propria arte.

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