Nel pieno dell’estate, prosegue il nostro viaggio musicale lungo la penisola: vi segnaliamo quattro appuntamenti imperdibili nel mese di luglio, dove il tango argentino si racconta in tutte le sue sfumature – tra musica, danza e poesia – nei luoghi più suggestivi d’Italia .
Ancona – “Historias de Tango” racconta un secolo di musica argentina alla Mole Vanvitelliana
All’interno della rassegna estiva Sensi d’Estate, giunta quest’anno alla ventiquattresima edizione e promossa dal Museo Tattile Statale Omero, mercoledì 23 luglio la Mole Vanvitelliana di Ancona, ospita Historias de Tango, uno spettacolo ideato e interpretato da Giacomo Medici: un racconto in musica e parole attraverso le molte anime del tango argentino.
L’appuntamento – a ingresso libero – avrà inizio alle ore 21:15 e proporrà un percorso musicale attraverso le diverse stagioni della storia del tango, dalle origini a oggi.
Protagonista della serata sarà il Giacomo Medici Tango Ensemble, guidato dallo stesso Medici, cantante e interprete che da anni dedica la sua attività concertistica alla tradizione del tango. Accanto a lui, un gruppo di musicisti di rilievo: Massimiliano Pitocco al bandoneón, Massimiliano Caporale al pianoforte, Federica Vignoni al violino, David Padella al contrabbasso. Ospite speciale della serata sarà la voce del cantante argentino Rubén Peloni. Completa il quadro la presenza dei ballerini Adriano Mauriello e Sara Paoli, che accompagneranno alcune esecuzioni con interventi coreografici.
Lo abbiamo intervistato per capire come nasce questo progetto, tra repertorio, emozione e memoria.
La prima cosa che colpisce nel tuo spettacolo è il titolo: “Historias de Tango”. Non “la storia del tango”, ma delle storie. È una scelta precisa?
Giacomo Medici : “Sì, molto precisa. Non si tratta di una ricostruzione storica in senso stretto. Raccontiamo storie, historias, che si intrecciano: quelle degli autori, dei brani, dei personaggi che hanno fatto la storia del tango, ma anche la mia. La storia di un cantante italiano che, quasi per caso, si è trovato a cantare il tango in Argentina. In scena porto anche questo percorso personale, che si lega a quello del tango stesso. ”
Quindi il filo conduttore è narrativo, più che cronologico. Come hai costruito la scaletta?
Giacomo Medici: “Abbiamo scelto i brani pensando non a un ordine cronologico, ma narrativo. L’obiettivo era restituire le sfumature del tango attraverso le sue diverse anime: quella più malinconica e poetica, quella ironica, quella militante, quella passionale.
Così accanto a Piazzolla – presente con brani fortemente simbolici come Los pájaros perdidos e Chiquilín de Bachín – trovano spazio compositori come Gardel, Ginastera, e anche Ariel Ramírez con Alfonsina y el mar, un brano che porta con sé l’eco di una poetessa europea che muore nel Rio de la Plata, quasi a suggellare simbolicamente l’incontro tra due mondi. Ogni brano è scelto perché porta con sé una storia. Ad esempio Adiós Nonino, di Piazzolla, che eseguo con l’ensemble, nasce da un lutto personale ed è uno dei capolavori della musica del Novecento. Ogni scelta ha una ragione umana, prima ancora che musicale.”
La tua voce non è solo quella del cantante, ma anche quella del narratore. Usi una narrazione tra i brani?
Giacomo Medici: “Sì, in alcuni momenti accompagno l’ascoltatore come una sorta di cicerone. Ogni tre o quattro brani introduco una breve riflessione, racconto un aneddoto, colloco il brano nel suo contesto. È un modo per entrare dentro la musica, far capire cosa ci sta dietro. Cerco di non appesantire, ma di condividere qualcosa che vada oltre l’esecuzione. Il tango non può essere cantato sempre nello stesso modo. È un repertorio che esige duttilità, ascolto, rispetto per la sua origine e la sua funzione.
Quando interpreto Carlos Gardel o Alberto Evaristo Ginastera, ad esempio, la mia impostazione è più classica, perché quei brani nascono già in una forma musicale molto strutturata. Ma Piazzolla, Ramírez e altri autori più vicini alla tradizione popolare richiedono una voce più diretta, più carnale, più “di strada”.
In quei momenti uso la voce di petto, spiego il fiato, lascio che il testo venga fuori in tutta la sua forza. Il mio lavoro è sempre quello di restituire verità a ciò che canto.
E questo comporta una ricerca continua.”

Si percepisce che per te il tango non è solo un repertorio musicale, ma un vissuto personale.
Giacomo Medici: “Assolutamente. Prima di cantarlo, ho vissuto il tango. Ho viaggiato spesso in Argentina, l’ho conosciuta da nord a sud, ho frequentato i locali, ho cantato fino all’alba con artisti come Ariel Ardit. E ho incontrato un popolo che sente il tango come un modo di vivere. Quelle esperienze mi hanno permesso di avvicinarmi a questo genere non da turista, ma da partecipe.”
Hai accennato alla presenza di brani italiani nel programma. Che ruolo hanno in uno spettacolo sul tango?
Giacomo Medici: “Un ruolo importante. Gli italiani hanno avuto un peso enorme nella storia del tango: Astor Piazzolla, Osvaldo Pugliese, Juan D’Arienzo… tutti con radici italiane. E il pubblico argentino conserva un legame fortissimo con l’Italia. Quando canto lì, inserisco brani italiani che evocano la nostalgia delle origini. È un percorso di andata e ritorno: noi portiamo il tango in Italia e portiamo anche l’Italia nel tango.”
Sul palco sarai affiancato da un gruppo di musicisti di grande livello. Ci racconti qualcosa sulla formazione?
Giacomo Medici: “Sono felice di avere con me musicisti straordinari. Massimiliano Pitocco, al bandoneón, è stato il primo in Italia a incidere María de Buenos Aires, ha lavorato con Ferrer e Milva, possiede partiture originali annotate da Piazzolla stesso. Al pianoforte ci sarà Massimiliano Caporale, al violino Federica Vignoni, al contrabbasso David Padella. Avremo come ospite speciale Rubén Peloni, grande voce del tango contemporaneo, e in scena ci saranno anche due ballerini: Adriano Mauriello, coreografo e interprete esperto, e Sara Paoli, giovane danzatrice già attiva in diversi progetti internazionali. Una squadra affiatata, artisti veri.”
Lo spettacolo si tiene alla Mole Vanvitelliana, in una rassegna particolare organizzata dal Museo Omero. Un contesto molto speciale.
Giacomo Medici: “Sì, la rassegna Sensi d’Estate è organizzata dal Museo Tattile Statale Omero, una realtà unica al mondo, pensata per rendere l’arte accessibile alle persone non vedenti. Questo dà un significato ulteriore alla serata: il tango, che è una musica profondamente sensoriale, emotiva, si sposa perfettamente con il messaggio del museo. Il pubblico vivrà una serata in cui le emozioni passano anche oltre l’ascolto, in un luogo davvero suggestivo.”
L’ensemble propone un repertorio che attraversa le epoche, dalle composizioni di Gardel e Troilo fino a Piazzolla e ad autori contemporanei, con arrangiamenti che alternano momenti narrativi a passaggi di forte intensità espressiva. Una narrazione musicale pensata per avvicinare il pubblico al tango non solo come genere musicale, ma come fenomeno culturale complesso, radicato nella storia del Novecento.
Venezia – Il tango protagonista tra le arcate del Chiostro di Castello
Concerti in chiostro biblioteca di Castello a Venezia è giunta alla su v edizione rientra nella programmazione di Concerti in Chiostro che fa parte della programmazione di VEZ Rete Biblioteche Veneziane , concerti e spettacoli musicali di vario genere, stile ed epoche organizzati dalla Associazione Culturale-Artistica Proposte Musicali con la direzione artistica del Maestro Professore Claudio Gasparoni.
Giovedì 24 Luglio 2025 ore 18:30 Tango. Il tango come viaggio, come intreccio di storie e radici, come caleidoscopio emotivo e culturale. A raccontarci il progetto è il soprano Francesca Gerbasi, interprete d’eccezione in scena insieme a Davide Vendramin alla fisarmonica e Claudio Gasparoni al contrabbasso.
Francesca, partiamo proprio dal titolo: “Il caleidoscopio del tango argentino”. Che cosa avete voluto evocare?
Francesca Gerbasi: “Sì, il tango è davvero un caleidoscopio: dentro ci sono storie di emigrazione, di amore, di dolore e di lotta. È una musica che nasce dalla mescolanza, dalla contaminazione, e noi partiamo proprio da qui. Lo spettacolo fa parte di un progetto più ampio dedicato al “viaggio” della musica italiana nel mondo, e in questo appuntamento raccontiamo come il tango argentino abbia radici profondamente italiane. É un mosaico di emozioni e stili che si riflettono nella varietà dei brani scelti. Ciascuno porta con sé una storia, un’immagine, un sapore diverso. È un tango che cambia volto continuamente, come la luce dentro un caleidoscopio.”

Come avete costruito il programma?
Francesca Gerbasi: “Abbiamo immaginato un percorso che tenesse insieme le radici europee del tango e la sua evoluzione argentina. Si parte da Carlos Gardel, Alberto Ginastera, Ariel Ramirez, e naturalmente Astor Piazzolla, con brani, come “Chiquilín de Bachín” – che racconta la storia di un bambino di strada – e “Violetas populares”, che tocca tematiche sociali. Non mancherà “Milonga del Ángel”, un brano che è pura cultura argentina.
Poi eseguiremo anche “Alfonsina y el mar” di Ariel Ramírez, che unisce la poesia e la tragedia di una donna vissuta tra l’Europa e l’Argentina, fino a Carlos Gardel e Alberto Ginastera, rappresentanti del tango della “Vieja Guardia” e della scuola classica argentina.
Non può mancare Los Pajaros Perdidos, di Astor Piazzola, tutti temi che parlano di infanzia, immigrazione, vita quotidiana e identità. Abbiamo voluto sottolineare anche il legame profondo tra il tango e il belcanto italiano, perché molte delle sue anime – come Piazzolla stesso – nascono da storie di migrazione italiana.”
E l’approccio vocale? Hai scelto una linea stilistica specifica?
Francesca Gerbasi: “Mi piace lavorare sulla vocalità in modo filologico. Con Carlos Gardel e Ginastera, che hanno una scrittura più classica, uso l’impostazione lirica. Invece per Piazzolla e Ramirez cerco un timbro più crudo, popolare, usando la voce di petto, libera. Sono brani che richiedono autenticità e aderenza allo stile, ed è questa la mia sfida preferita: passare da una vocalità all’altra restando fedele alla natura della musica.
Che rapporto hai con gli altri due musicisti in scena, Davide Vendramin e Claudio Gasparoni?
Con Davide Vendramin, fisarmonicista di straordinaria sensibilità si è esibito nell’ambito di importanti festival e istituzioni musicali in tutta Europa, collaborando con le orchestre più rinomate e direttori del calibro di Claudio Abbado, Filippo Maria Bressan, Oleg Caetani, Riccardo Chailly ed ha una profonda esperienza nel repertorio del tango argentino, c’è una collaborazione di lunga data.
Claudio Gasparoni, direttore artistico del festival, è un musicista di grande esperienza: di origine veneziana, è stato primo contrabbasso del Teatro La Fenice e ha insegnato in diversi conservatori del Veneto. Vanta una carriera straordinaria con oltre 4.000 concerti all’attivo e ha collaborato con importanti compositori e orchestre. La sua lunga attività artistica è una garanzia di qualità e profondità musicale. Questo trio ha una sua coesione naturale.
Hai accennato alla lingua: canterai in spagnolo o argentino?
Preferisco dire “argentino”, perché la pronuncia è diversa, più musicale e più adatta a rendere la cadenza emotiva del tango. Il pubblico italiano spesso non capisce il testo, e per questo mi piace introdurre i brani con brevi spiegazioni o contestualizzazioni: perché ascoltare un tango sapendo di cosa parla, cambia completamente l’esperienza.
Ci sarà anche spazio per qualche sorpresa?
Abbiamo arrangiato i brani appositamente per questo concerto, alcuni con trascrizioni nostre, e curato anche l’aspetto timbrico con percussioni e inserti narrativi. È un concerto che, pur nella sua semplicità, vuole creare un dialogo vero con il pubblico.
Claudio Gasparoni, direttore artistico del festival, è un musicista di grande esperienza: di origine veneziana, è stato primo contrabbasso del Teatro La Fenice e ha insegnato in diversi conservatori del Veneto. Vanta una carriera straordinaria con oltre 4.000 concerti all’attivo e ha collaborato con importanti compositori e orchestre. La sua lunga attività artistica è una garanzia di qualità e profondità musicale.
La partecipazione è gratuita fino ad esaurimento posti disponibili previa prenotazione obbligatoria scrivendo a: biblioteca.castello@comune.venezia.it o telefonando allo 041 2747468
Colloredo di Monte Albano – Il tango si fa pensiero, visione e danza nella XXI edizione di “Tango da Pensare”
Dal 20 luglio al 14 agosto 2025 il Castello di Colloredo di Monte Albano (Udine) ospita la ventunesima edizione della sezione estiva di Tango da Pensare, parte integrante della storica rassegna Note del Timavo, fondata nel 1987 dall’Associazione Culturale Punto Musicale. Il titolo di quest’anno, “Confini: tracce di tango tra generi e visioni”, orienta una programmazione che si muove tra musica, danza, arti visive e riflessione culturale, mantenendo l’impronta multidisciplinare che da oltre vent’anni caratterizza l’appuntamento estivo del tango al castello.
La direzione artistica è affidata a Carla Agostinello. L’iniziativa è realizzata con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, della Comunità Collinare del Friuli e di Digas, in collaborazione con il Comune e la Pro Loco di Colloredo di Monte Albano, FaiTango, e con il sostegno della Fundación Astor Piazzolla di Buenos Aires, presieduta da Laura Escalada Piazzolla, madrina della rassegna dal 1998.
La rassegna si apre domenica 20 luglio alle ore 18.00, nella corte esterna e nelle sale interne del castello, con l’inaugurazione della mostra di pittura “Tango. I confini sfumati tra frequenze di colore e suono”, che espone anche le opere selezionate nel concorso artistico “Colori per un Tango”, a cura della Pro Loco di Colloredo. La mostra sarà visitabile fino al 14 agosto.

Tra gli appuntamenti centrali della programmazione, spicca la serata di sabato 26 luglio alle ore 21.00 con lo spettacolo “Tango Mistero”: un concerto-coreografia firmato dalla Compagnia Tango Vivo di Treviso, con le coreografie della fondatrice e campionessa italiana Nicoletta Pregnolato.
A seguire, il pubblico sarà invitato a partecipare alla lezione di storia del tango condotta dallo scrittore e studioso Pablo Furioso, che esplorerà l’universo del tango nei suoi aspetti storici, politici, linguistici e poetici. La serata proseguirà con una milonga aperta all’interno del castello.
Abbiamo raggiunto Nicoletta Pregnolato per approfondire il nostro sguardo ed addentrarci nel significato di coreografa re uno spettacolo di tango .
Come nasce l’idea di uno spettacolo dal titolo “Tango Mistero”? In che modo la coreografia e la scelta musicale contribuiscono a raccontare il mistero del tango?
Lo spettacolo nasce in modo un po’ anomalo rispetto a ciò che normalmente presentiamo con Carla Agostinello all’ interno della proposta culturale del Festival Tango da Pensare. Negli scorsi anni abbiamo sempre lavorato con l’orchestra dal vivo, che è senza dubbio più suggestiva, ma questa volta abbiamo scelto una formula diversa, interamente su musica registrata. Questo ci ha permesso di spaziare con maggiore libertà nella selezione musicale e costruire un percorso coreografico capace di riflettere tutte le sfumature del tango argentino.
Il titolo “Tango Mistero” è evocativo: richiama l’idea del simbolo, della profondità e della scoperta. L’intenzione è proprio quella di accompagnare lo spettatore in un viaggio che attraversa il mondo del tango in tutta la sua complessità. Per questo, le musiche selezionate vanno da brani più antichi e classici, come Gardel e D’Arienzo, passando per la potenza emotiva di Pugliese, fino a sonorità contemporanee ed elettroniche. Lo spettacolo non si basa su un solo pezzo, ma si articola in più momenti coreografici, per mostrare cosa significhi davvero vivere il tango oggi, sia dal punto di vista artistico che sociale.
Dal tango scenario al tango sociale, quali aspetti del linguaggio coreutico volete trasmettere al pubblico? Come si struttura lo spettacolo e chi sono i ballerini coinvolti?
Nicoletta Pregnolato: “Lo spettacolo è suddiviso in tre quadri, ognuno dei quali rappresenta un diverso aspetto del tango: l’approccio iniziale, lo studio e l’apprendimento in una scuola; la frequentazione della milonga e infine la dimensione scenica, più teatrale e coreografata. Balliamo diversi brani, non solo per raccontare stili differenti, ma anche per creare ambientazioni riconoscibili: a volte ci si trova idealmente in una milonga di Buenos Aires, altre in un teatro, altre ancora in un ambiente urbano più astratto. Il tutto costruito con una narrazione fluida che avvicina anche i non esperti al mondo del tango.
Sul palco non ci sono solo io con il mio partner, ma anche ballerini della compagnia Tango Vivo. Alcuni di loro sono miei allievi storici, campioni italiani di tango, con un’esperienza competitiva importante. Altri invece provengono dal percorso più artistico della scuola, e sono coinvolti in spettacoli ed esibizioni. Il lavoro è stato intenso e articolato: abbiamo creato coreografie originali, in alcuni casi su brani musicali che ho studiato appositamente per questa occasione. Ogni palcoscenico rappresenta una nuova sfida per me, e questo spettacolo in particolare è una prima assoluta per la nostra compagnia, quindi c’è molta emozione e orgoglio.”
La serata si arricchisce anche con una parte culturale e una milonga aperta. Puoi raccontarci questa dimensione più conviviale e di approfondimento?
Nicoletta Pregnolato: “Sì, dopo lo spettacolo ci sarà una lezione di storia del tango condotta dallo scrittore Pablo Furioso, autore di un libro dedicato a questo universo affascinante. Sarà un intervento di circa mezz’ora, una sorta di incontro divulgativo per approfondire la dimensione storica e culturale del tango, che farà da ponte verso la milonga finale. La milonga si svolgerà all’interno del Castello, su un pavimento adatto al ballo, mentre lo spettacolo avrà luogo nel giardino, all’aperto, con la scenografia naturale delle mura del castello a fare da sfondo. È una serata che unisce spettacolo, cultura e danza sociale, e credo davvero sarà un’esperienza completa e suggestiva per tutti, non solo per gli appassionati di tango, ma anche per chi desidera scoprirne la bellezza.”
Ricordiamo l’ultimo appuntamento della rassegna sarà :
– Sabato 2 agosto, è in programma il concerto “Nuovi sentieri tra il jazz e il tango”, con il fisarmonicista Luciano Biondini e il quartetto Sax Four Fun composto da Stefano Menato, Hans Tutzer, Fiorenzo Zeni e Giorgio Beberi. Una serata dedicata alla commistione tra due linguaggi musicali che condividono improvvisazione e libertà.
– Giovedì 14 agosto, ultimo evento a Colloredo con Neotango in trio, ensemble di punta di Tango da Pensare assieme, per l’occasione, al sassofonista Pepito Ros.
Info dettagliate su www.puntomusicale.org Tutti gli eventi sono ad ingresso libero.
Mola di Bari rivive l’anima del Tango Argentino
Giovedì 31 luglio 2025 alle ore 21.00, nella corte all’aperto di Palazzo Pesce a Mola di Bari, la rassegna estiva in collaborazione con il Duke Jazz Club propone il concerto narrativo “Desde el alma – Tango argentino, vals y milonga”: un omaggio alla tradizione musicale del Río de la Plata che intreccia canto, racconto e sonorità acustiche.
Il progetto riunisce la voce di Elisabetta Previati, interprete legata da anni alla cultura del tango, e quella di Marinella Dipalma, cantante, autrice e compositrice. Le due artiste sono accompagnate dal chitarrista Vito Mannarini, interprete dalla forte impronta espressiva, e dall’attore Pietro Caramia, che interverrà con letture e testi in dialogo con la musica.
Il programma attraversa un repertorio che va dai primi decenni del Novecento fino agli anni ’40, e include alcuni dei brani più noti del tango tradizionale – tra cui La cumparsita, Volver, Malena ed El choclo – accanto a milonghe e vals a due voci ispirati alle incisioni storiche di Julio Martel, Carlos Dante e Alfredo De Angelis. Non mancano composizioni per chitarra sola, come il rarissimo Tango di Francisco Tárrega.
L’idea che anima il progetto, nato nel 2012, è quella di restituire il tango nelle sue sfumature più intime: amore e perdita, nostalgia e desiderio, assenza e memoria. Elementi che emergono non solo attraverso le linee melodiche e le armonie vocali, ma anche nei versi del poeta Jorge Luis Borges, cui è affidata la parola evocativa della serata.
Abbiamo raggiunto Elisabetta Previati per raccogliere alcune riflessioni sul ruolo dell’interprete vocale all’interno di un repertorio tanto emotivamente denso come quello del tango.
“Come affronti personalmente l’interpretazione di questi brani così carichi di sentimento e storia?”
Elisabetta Previati: “Il lavoro di un cantante che si confronta con una musica tanto evocativa, in cui il testo ha un peso enorme non solo poetico ma anche antropologico, è molto simile a quello di un attore. Ogni brano è una piccola scena da abitare, un racconto denso che va vissuto prima ancora che eseguito. Nel dare voce al tango, ripeschiamo nei nostri vissuti, nelle disillusioni, nei sogni irrealizzati, nell’immaginario profondo di un’Argentina che per molti è una terra lontana e sognata.
Per me è particolarmente naturale entrare in questo mondo perché vivo all’estero da anni: il senso di distanza, di spaesamento, di memoria, è parte del mio quotidiano. E poi c’è l’aspetto più sentimentale del tango, quello legato all’amore, alla perdita, alla nostalgia: sono temi universali. Basta rievocare le proprie storie per ritrovare quella verità emotiva che la musica richiede. Ogni volta è un processo di immedesimazione, ma anche di scoperta. Il tango ha questa forza: ti entra dentro, ma non si lascia mai possedere del tutto.”
Il titolo, Desde el alma, rimanda a un celebre tango del 1911 composto da Rosita Melo, una delle rare figure femminili nella storia della composizione di tango, e allude al legame profondo tra la musica popolare argentina e l’interiorità di chi la interpreta.
🎟 Biglietti: €13 intero – €10 ridotto (under 26) – €5 ridottissimo (under 15)
📍 Palazzo Pesce, Mola di Bari – Ore 21.00
Il tango è musica dell’anima, profondamente emotiva, narratrice di storie di vita: racconta l’amore, la nostalgia, la memoria. Forse è per questo che, quando entra nella nostra esistenza, diventa un compagno fedele. Un percorso che ci invita a conoscerci più a fondo. A ognuno la propria scelta, come sempre… Buona Onda a tutti!
Barbara Savonuzzi



