Pellegrinaggio a Buenos Aires/06 – Ma è tango o wrestling?

Reportage da Buenos Aires per gli amanti del tango

PUBBLICATO IL 10 Febbraio 2017

Dopo sette anni di ossessione da tango mi sento pronto per il mio primo pellegrinaggio a Buenos Aires. A convincermi non solo la cabala ma anche la fortunata coincidenza di essere ormai in pensione e quindi non si tratta della solita toccata e fuga di due – o al massimo quattro – settimane: mi fermerò nella culla del 2×4 per tre mesi. “Pellegrinaggio a Buenos Aires” è il racconto di questa avventura, tra dettagli pratici, curiosità e note di costume, senza la presunzione di esporre verità assolute ma con l’unico obiettivo di condividere le mie esperienze e le mie impressioni personali, che vi invito, se volete, a commentare.

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Sabato sera, conversando a El Beso con il mio vicino di sedia, si discuteva dei prezzi delle milonghe, che sono considerati dagli argentini molto cari, il che genera, di conseguenza, una selezione basata sul censo. L’amico in questione, per esempio, l’anno scorso aveva passato un paio di mesi in Europa, visitando, oltre al resto, Roma e la Costiera Amalfitana, quindi tanti problemi con la quarta settimana non li deve avere. Ma gli altri, la gente normale, come fa? E lui mi ha parlato di una milonga gratuita, La Glorieta, secondo lui sovvenzionata con fondi pubblici, che si tiene tutte le domeniche pomeriggio, a Barrancas di Belgrano, in calle Echeverria 1800. Non potevamo mancare. Secondo www.hoy-milonga va dalle 19 alle 23 ma quando siamo arrivati noi, puntuali, non c’era ancora nessuno. La location è un grande gazebo coperto – pavimento perfetto simil marmo – nel mezzo del parco Barrancas di Belgrano. Il musicalizador monta le casse mobili e le collega al suo portatile e si comincia. Verso le 20 inizia a riempirsi e alle 21 si arriva a un centinaio di persone che di solito, quando il tempo è bello, sono anche di più, ci hanno detto. In effetti domenica c’era stato un brutto temporale e la temperatura era precipitata a livelli autunnali. L’ambiente è estremamente informale e altrettanto rilassato. Ci sono solo argentini, anche molto giovani, ed evidentemente sono tutti amici. Si balla molto bene e molta gente si ferma a guardare e applaudire.

Lunedì pomeriggio invece abbiamo avuto la nostra prima lezione di coppia a Benos Aires basata esclusivamente, come da copione e nostre esplicite richieste, su postura, abbraccio e camminata. Siamo andati a casa di Ana Maria Shapira, nel suo salottino, e fare una lezione solo di camminata in un ambiente, al netto dei mobili, di 2 metri per 3 scarsi non è stata cosa facile, specie se una profesora particolarmente coscienziosa ti ferma a ogni passo per correggerti. Curioso però che lei sostenga che si deve partire in camminata solo e sempre con il piede sinistro. Al mio “perché?” lei si è limitata a replicare “perché così”, aggiungendo poi una spiegazione poco chiara sui possibili errori della ballerina. Altra curiosità è che secondo lei si dovrebbe sempre fare qualche cambio di peso prima di ripartire dopo una pausa, cosa che in Italia è considerata da principianti. Ma, a parte queste peculiarità personali e una location non proprio adatta, la lezione è stata molto intrigante e istruttiva non solo perché Anamaria ha un modo di parlare e di dimostrare molto efficace, ma anche perché il suo tango è semplice, essenziale.

In serata saremmo dovuti andare all’Obelisco organizzato da El Maipu, ma Chiara era stanca così sono andato da solo a La Milonga del vinilo, organizzata da Wanda Abramor, al Club Vinilo, in Gorriti 2780, a Palermo. Ingresso libero e consumazione non obbligatoria. L’ho scelta perché è letteralmente a un isolato da casa. Il locale è molto di tendenza, la solita vecchia cantina un po’ trasandata ma accogliente. Si fa tango dalle 21 a mezzanotte. Si beve e si mangia in due file di tavolini che si condividono con chiunque sino a esaurimento delle sedie disponibili. Non è stata una grande scelta, in primo luogo perché il più vecchio dopo di me aveva meno della metà dei miei anni e poi perché è stato il trionfo del tango baraonda: zero ronda, zero ascolto della musica (anche per via del frastuono assordante per le chiacchiere di tutti ad alto volume), zero chamuyo, illuminazione da coprifuoco bellico, di conseguenza zero mirada e cabeceo e vai con gli inviti fatti in piedi davanti alla ballerina. C’erano alcuni gruppetti di giovani che si odiavano tra di loro – o almeno così pareva – e tutti esibivano la classica espressione ingrugnita da spaghetti western. Nonostante l’affollamento da metropolitana di Tokyo all’ora di punta, tutti hanno ballato come se fossero stati soli in pista, senza mai reciprocamente scusarsi per i continui, inevitabili scontri. Insomma, sembrava di stare in Italia. Alle 22,30 è venuto il momento della resident orchestra, l’Orquesta Victoria, undici ragazzi che suonavano bene tanghi imballabili, purtroppo di produzione propria. Dopo aver bevuto la mia mezza d’acqua per 40 Ars (poco meno di 2,50 euro) me ne sono tornato a casa.  

Martedì siamo tornati a El Beso (Riobamba 416, Balvanera) organizzato però da Hector e Norma Zugasti (Cachirulo), ed è stato anche peggio. Sebbene fossimo di martedì i prezzi sono gli stessi di sabato: 120 Ars (poco più di 7 euro) l’ingresso e 30 (circa 1,80 euro) la mezza d’acqua. Hector deve molto lavorare sulla cultura dell’accoglienza e sulla scelta del musicalizador, che ha ricevuto più critiche che elogi. Il vero guaio però è che si tratta di una milonga frequentata quasi solo da stranieri. Dopo essersi fatti l’occhio al modo di ballare argentino tornare a quello europeo è un trauma: un’ammucchiata di wrestler che si strattonano per tutto il brano senza alcun rispetto per lo spazio disponibile. Per me resta un mistero perché sabato nello stesso locale si era ballato un ottimo tango e, cambiato l’organizzatore, martedì era il caos. Senza contare che sabato c’era molta più gente, ma tutti hanno ballato in modo composto e nessuno si è mai scontrato, cosa invece frequentissima nella milonga di Hector. Certo, si può ballare con gente letteralmente da tutto il mondo – e questo ha il suo fascino – ma nessuno cercava di inserirsi nella cultura portena. Le tande di milonghe erano delle frenetiche galoppate senza capo né coda, i vals un continuum ininterrotto di giri da fare invidia ai frullatori Girmi. Va detto che le ballerine di essere strapazzate così erano anche contente, a conferma che i crimini vengono meglio con un complice. Totalmente assenti le argentine: non sono mica sceme, sanno bene che contro le cinesi e le russe under 35 in assetto di guerra non c’è difesa; qualche argentino invece c’era, del tipo lumacone a caccia di turiste. Serata da dimenticare. Per riconciliarci con il tango la sera dopo siamo tornati al Salon Canning (in Scalabrini Ortiz 1331, organizzato da Canal Rojo Tango). Obiettivo raggiunto.

HA SCRITTO PER NOI #
Franco Garnero

Torinese, amante dei viaggi, dello sport, della vita all'aria aperta e delle buone letture, inciampa nel mondo del tango nel febbraio del 2010. Grazie a una dedizione ossessiva e monomaniacale è da tempo, per unanime giudizio, il miglior ballerino del suo pianerottolo e l'indiscusso punto di riferimento tanguero di tutto il (piccolo) condominio dove abita.

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2 commenti

  1. Giulia ha detto:

    Mi pare che le considerazioni siano simili alle mie di 4 anni fa…..a parte i prezzi allora più bassi. Buona la info su La Glorieta, che non conoscevo. Buenos tangos

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