Il tango nella scuola

Nuova frontiera nella prevenzione della violenza

PUBBLICATO IL 28 Gennaio 2021

Intervista a Anna Marzi.

Insegnante e formatrice, hai portato avanti un importante progetto legato al tango nelle scuole superiori. Un’esperienza formativa per i ragazzi, nella quale il tango diviene strumento didattico e di prevenzione dei comportamenti antisociali, del bullismo e della violenza in generale.
Raccontaci come
 il Tango ha cambiato la tua vita e come può contribuire a cambiare la vita degli Altri.

Il mio incontro con il Tango è stato occasionale quando mi trovavo a Buenos Aires all’incirca venticinque anni fa, è stata una sorta di illuminazione. Tornai a casa turbata, il tango mi aveva colpito subito interiormente e ho capito che era la mia strada. Nel tango si riassumevano tutte le esperienze e le componenti della mia vita: la psicologia, la filosofia, la conoscenza musicale, avendo studiato al conservatorio di Lucca, la conoscenza tecnica della danza.
Ho lasciato il mio lavoro da insegnante nella scuola e mi sono reinventata dedicandomi in pieno allo studio del tango. Scelta di cui non mi sono mai pentita perché quello che mi ha dato il tango non è quantificabile. Il tango quindi può entrare in tutti gli aspetti della vita di una persona, riassumendola e completandola.

Hai lasciato quindi l’attività didattica scolastica, ma hai continuato a occuparti di formazione e insegnamento attraverso il Tango. Non una vera rottura con il passato, ma un continuum attraverso il Tango come strumento educativo, in grado di insegnare una socialità più sana e di prevenire comportamenti antisociali o addirittura violenti. Spiegaci questo importante concetto.
Ultimamente ho dato molta importanza alla componente divulgativa del tango rispetto a quella prettamente tecnica. Quando noi parliamo di tango vediamo la danza, la musica, l’aspetto ludico, non vediamo subito la sua componente più intima. I contenuti del tango non si vedono, devono essere spiegati e introdotti e questo è sublime compito di chi lo insegna.
Lo spettatore vede e rimane affascinato dalla bravura del ballerino, ma non comprende da subito la preziosità del tango che deve essere raccontata e nella scuola il tango si è rivelato un ottimo strumento formativo, utile anche nella prevenzione di comportamenti aggressivi e antisociali.
Nel 2019 ho avuto una bellissima esperienza con una classe dell’ultimo anno del  Liceo Scientifico di Desio.
I ragazzi di 18 anni hanno un’età adatta ad accogliere il tango, che per attecchire ha bisogno di una storia alle spalle da raccontare. L’esperienza è stata una rivelazione, era la mia prima esperienza di questo tipo nella scuola.
Il tango da subito è entrato nei corpi di questi ragazzi e gli effetti sono stati immediatamente visibili, in pochissime lezioni, quattro da 1 ora e mezzo, ho ottenuto risultati  clamorosi. I ragazzi si sono adeguati subito alla situazione, hanno capito come gestire il proprio corpo e quello dell’altro. Hanno compreso l’importanza di toccare e connettersi con un altro corpo, nonostante siano abituati a un diverso tipo di approccio fisico, più immediato, più veloce.
Questo progetto scolastico si inseriva all’interno di un percorso di educazione civica, di lotta al Bullismo, alla violenza in genere e di genere. Spesso interveniamo quando la violenza è già manifesta, ma la prevenzione è fondamentale e in quest’ottica il tango con l’abbraccio crea un humus dove la violenza non può attecchire, il corpo dell’altro diventa troppo importante e solo rispettandolo può donarti qualcosa.

Il rispetto dell’Altro, dei tempi dell’Altro. Tango come incontro e abbraccio, alternativa allo scontro. In questo senso può essere utile come prevenzione della violenza?
Si. I ragazzi hanno partecipato attivamente perché si sentivano finalmente protagonisti e non più solo spettatori, come avviene nelle  normali lezioni frontali. Nella pratica del tango il ragazzo era in prima linea, coinvolto in prima persona, lui doveva cimentarsi, ascoltare e ascoltarsi, responsabilizzarsi. Le tensioni pregresse tra i ragazzi si sono annullate nell’armonia del gruppo, nata in modo naturale, fluido, senza imposizioni. Il tango mette chi lo balla e chi lo conosce al riparo  dallo scontro.
L’incontro, l’accordo avviene infatti non solo nella coppia che pratica, ma in tutto il gruppo, attraverso lo scambio delle coppie.  I ragazzi agivano per lavorare insieme, non per emulare o  per farsi vedere. Hanno imparato un nuovo modo di relazionarsi, più rispettoso e responsabile.
In questo senso è un ottimo strumento per la formazione di giovani adulti. Purtroppo la continuazione di questo progetto  è stata interrotta dalla Pandemia. L’intenzione è quella di riprendere il percorso iniziato non appena la situazione epidemiologica lo consentirà.
E tutti noi lo speriamo…

Anna Marzi nasce a Massa in Toscana, studia all’Università di Genova laureandosi nella facoltà di Filosofia e Pedagogia e studia pianoforte a Lucca presso il Conservatorio Boccherini. Ha insegnato nelle scuole medie e superiori; per molti anni, quando ancora il tango si conosceva poco in Italia, studia tango a Buenos Aires e da molto tempo lo trasmette con la passione che sempre l’ha contraddistinta impegnandosi anche nella formazione degli aspiranti maestri.

 

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7 commenti

  1. M.Rosaria ha detto:

    Una bellissima intervista, dalla quale sprizzano passione e professionalità! Viene voglia di ballare anche ad un passante distratto!

  2. ALDO ha detto:

    Bella questa intervista, conosco Anna da molto tempo e ho partecipato sia a lezioni che ad eventi da lei organizzati e devo dire che il nome TANGO DOC del suo “gruppo” si addice perfettamente al modo di fare Tango di questa grande Maestra!

  3. Fina ha detto:

    Una maestra che tutti vorrebbero avere nel mondo del tango.
    Una persona che interagisce in maniera profonda, mettendo a nudo le problematiche che ognuno di noi possiede nella propria storia personale e che nel tango non possono essere nascoste. Quasi che la maschera cada di fronte al tango, non è possibile mentire, barare, nascondersi.
    Nel tango così come ci ha insegnato Anna Marzi non bisogna essere belle, senza rughe, slanciate magrissime. Non serve tutto ciò. Per me è stato e sarà un percorso introspettivo dove ho conosciuto un po’ più me stessa, mi ha fatto anche molto soffrire, ma quella sofferenza era già dentro me stessa. Mi è servita per capire che nessuno si salva da solo. Il tango non lo puoi ballare da sola. Dunque ti insegna a uscire dalla gabbia dell’individialismo.
    A volte con dolore ma altre con grande gioia per la conquista di una sera

  4. Anna branco ha detto:

    Un grazie alla maestra Anna Marzi per la la passione trasmessa!!♥️

  5. Mirella ha detto:

    Sono felice di avere incontrato il tango nel mio percorso di vita.
    Grazie mille ad Anna per avermi trasmesso la sua passione!

  6. Tiziana ha detto:

    Iniziativa bellissima

  7. Irene Cilento ha detto:

    Molti “maestri ” si riempiono la bocca di luoghi comuni, affermazioni ridondanti, concetti pseudofilosofici riguardanti il tango ma so per certo quanto Anna Marzi senta davvero ciò di cui parla. Grazie Anna per quello che ci trasmetti!

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