Gassman, il «gaucho» a Mar del Plata

PUBBLICATO IL 18 Luglio 2012

gassmanBuenos Aires, barrio San Nicolas. 1963, o giù di lì. Su calle Libertad, appoggiato alle colonne del mastodontico palazzo in stile barocco, sede del leggendario Teatro Colon, intravediamo un personaggio dall’aspetto familiare. È longilineo, aitante… ma si, è Vittorio Gassman. Attorniato da un nugolo di curiosi e giornalisti, Gassman sembra, come al solito, essere perfettamente a suo agio. Sospinto dal successo ottenuto ne «Il sorpasso» e nei film che a quello han fatto seguito («I mostri», «Se permette parliamo di donne», ecc.) il personaggio Vittorio Gassman ha attraversato l’Oceano, approdando in Argentina per girare «Il gaucho», diretto da Dino Risi. Il film ha tra i protagonisti attori del calibro di Nino Manfredi e Silvana Pampanini. Un cast di tutta eccezione per una commedia che sarà però ambientata soprattutto a Mar del Plata.

Torniamo a Buenos Aires, calle Libertad. Vittorio Gassman, sempre appoggiato alle colonne del Colon, è incalzato da uno dei giornalisti: «Il tango? È l’anima argentina in un grumo irrazionale. Al tango ti puoi avvicinare ma resta una cosa loro, questi sono una razza particolarissima, il tango gli assomiglia». Prosegue Gassman: «il tango è un misto di innamoramenti, di bei seni femminili, di ricordi e complessi. Afferri una dama, lei ti si incolla addosso e la fai ballare come una dea. Una esagerazione resistentissima alla golosità degli estranei. Qualcosa che segna la cultura e il costume di questo Paese in modo assolutamente originale». Gassman si lascia andare, filosofeggia, si mette a parlare anche di Ernesto Sabato, il grande scrittore argentino «ha scritto Sabato: “il tango è la metafisica di un popolo che ha la sensazione di vivere questa vita di passaggio in un accampamento, in mezzo a un cataclisma universale e senza il sostegno dell’Eternità, che all’Europa viene dalla sua tradizione millenaria” è la metafisica nietzschiana della strada, del piccolo uomo in carne ed ossa». All’improvviso un taxi si ferma davanti al Colon: dall’interno, Dino Risi fa cenno a Gassman di salire. L’attore si divincola dalla folla e s’infila nell’autovettura. Il nugolo di curiosi e giornalisti si disperde velocemente nelle avenidas e calles di Buenos Aires dove la vita continua a scorrere veloce.

Gassman quelle parole sul tango le disse veramente. Furono riprese – e reintepretate – più volte negli anni successivi. L’ultima volta vennero inserite in un pezzo pubblicato da Il Messaggero nel 2005 sulla crescita esponenziale del tango in Italia dalla giornalista di cultura e spettacolo Rita Sala. Il rapporto tra l’Argentina e l’attore romano (ma solo d’adozione, nacque infatti a Genova) è stato molto profondo. Gassman grazie alle sue interpretazioni nei film sopra menzionati ma anche grazie a «Il Gaucho» divenne popolarissimo tra gli italo-argentini. Nel 1987 l’attore andò in scena a Buenos Aires con «Poesia la vita», uno spettacolo che ebbe un successo enorme che lo legò in maniera ancora più intima a quel paese, dove tornò ancora nel 1999, poco prima della sua morte, per recitare Shakespeare.

C’è una frase celebre che Gassman pronuncia ne «Il Gaucho» mentre descrive all’italiano d’Argentina Nino Manfredi l’Italia degli anni ‘60: «ma quale benessere?! Stefano, tu hai letto i giornali arretrati, sai. Insomma, in Italia c’è il malessere che te se porta via! ». Mai frase fu più vera e premonitrice di quella!

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