Tango e Rave? A Torino si può

PUBBLICATO IL 8 Gennaio 2016

Di Franco Garnero

Il primo rave tango d’Italia, ma forse è un record europeo se non mondiale, si è concluso a Torino all’alba di lunedì 28 dicembre, alle 5, anche se il programma iniziale prevedeva la dead line alle 3. Era iniziato alle 15 di venerdì 25. Sessanta e più ore ininterrotte di tango, quindi, una sfida, un azzardo forse, certamente un atto di coraggio e di dedizione al magico 2×4. A organizzarlo, e pensarlo, hanno provveduto Caterina Inglese e Pino Trozzola (maestri di Capitango, storica scuola della città della Mole dove, più che i passi, si studia l’abbraccio, poi l’abbraccio e, infine, ancora l’abbraccio) e Paola Pia (tangodj e organizzatrice), in collaborazione con lo Sporting Dora, struttura polivalente immersa nel verde che ha ospitato l’evento. “L’idea – osserva Pino – ci frullava in testa da tempo, considerati gli spazi dello Sporting Dora che abbiamo a disposizione, ma il To Rave  ha preso effettivamente forma solo quest’estate”. Non essendo un festival, né un encuentro milonguero e neanche una maratona, una delle prime cose da decidere era il nome: “To Rave”, una scelta che non ha convinto tutti perché quello dei rave e quello del tango sembrano due mondi distanti se non inconciliabili. “Abbiamo deciso per To Rave – spiega Pino – perché tra i vari significati di questo termine c’e’ ‘entusiasmarsi’ e questo volevamo”. “Volevamo – insiste – trasmettere una idea di libertà poiché la gente ha potuto ballare, mangiare e dormire senza limiti, volevamo rompere gli schemi degli ordinari eventi di tango offrendo un’alternativa alla scena attuale e, a dirla tutta, oltre a splendide selezioni di musica tradizionale, la musica elettronica dei rave non è mancata nelle ipnotiche Neotango nights”. “Naturalmente – dice ancora – il ‘To’ è un omaggio alla nostra città”. Un’impresa del genere, va da sé, è superiore alla forza di tre sole persone. “In effetti – confermano Caterina e Pino – oltre allo staff dello Sporting, abbiamo beneficiato dell’aiuto di valorosi allievi della scuola, che si sono dati anima e corpo; fondamentale è stato l’aiuto di ognuno di loro, che era al posto giusto al momento giusto e che qui ringraziamo”.

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Chi è del mestiere può ben immaginare che più di sessanta ore ininterrotte di tango siano un’impresa titanica e decisamente rischiosa, con una quantità indefinita di dettagli da curare e altrettanti problemi da risolvere. A cominciare dalla scelta dei musicalizadores – Shalini Sekhar (India), Roberto Lenher (Svizzera), Dario Carloni (Germania), Marc Tommasi (Francia), Mona Isabelle (Germania), Thanos Kasidis (Grecia), Vera Tinkova (Bulgaria) e Paola Pia (Italia) – che si sono avvicendati con turni di tre ore l’uno, oltre al vj Giorgio Cordeschi, che ha proiettato le sue video creazioni durante le Neotango Nights. Poi il programma di massima, con blocchi di cinque, sei e sette ore: le pomeridiane dalle 15 alle 21; le serali dalle 21 alle 3; le notturne, interamente dedicate al NeoTango, dalle 3 alle 10; le mattutine dalle 10 alle 15. I pericoli da evitare? La stanchezza, la ripetitività, la banalità, lo sconforto nei momenti in cui la milonga era deserta perché erano tutti troppo stanchi per continuare a ballare. “Non ci siamo persi d’animo – ha commentato Dario, che è anche un sublime ballerino – ci eravamo presi l’impegno di fare un rave e la musica non ha smesso di suonare un attimo per tutte e sessanta le ore del programma”. Poi i prezzi, assolutamente imbattibili che comprendevano anche un buffet perpetuo e pasti ottimi, vari e abbondanti. Chi voleva, poteva dormire all’interno dello Sporting Dora. Nella sala della scuola al primo piano si sono accomodati i musicalizadores, i ballerini invece avevano a disposizione una saletta accanto alla milonga, soluzione, questa, che però ha suscitato qualche critica per il freddo e per la mancanza di tranquillità, dato che si sentiva benissimo la musica. “Purtroppo, ci siamo accorti che la prima notte qualcuno aveva spento i termoventilatori della sala e abbiamo potuto rimediare solo al mattino, quanto alla musica l’anno prossimo provvederemo”, dice Caterina.

TORAVE2015_Mona Isabelle

Tutto bene quindi? Assolutamente sì, specie se si considera che gli organizzatori si sono mossi in terra incognita, affrontando per la prima volta situazioni diverse dal solito. Tutto ha funzionato a meraviglia, ottima atmosfera, prezzi bassi, cibo eccellente, partecipanti tutti più che soddisfatti, anche solo di ballare a Torino che, nonostante tutto, viene ancora considerata, come ha sottolineato un ballerino di Trento, “la mecca del tango”. Una cosa sola è mancata all’appello: la partecipazione di massa. Che il pomeriggio e la sera di Natale non fossero affollati era prevedibile. La prima notturna ha accolto solo stranieri appassionati di Neotango, un po’ meglio è andata la seconda. Le due mattutine sono andate deserte. Poca gente alla pomeridiana di Santo Stefano, piena invece quella di domenica, grandissima folla, però, solo il sabato sera.

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L’impressione è che in tanti che sotto la Mole operano a vario titolo nel mondo del tango – inteso in tutte le sue declinazioni e varianti – abbiano in un certo senso perso l’occasione anche solo per confrontarsi con professionisti di livello davvero internazionale e che non si ha l’opportunità di incontrare tutti i giorni. Vero è che a Torino anche a Natale c’erano già altre due milonghe aperte e anche di più ce n’erano negli altri giorni, ma un evento del genere di certo non si confronta con il resto del panorama cittadino – per quanto di eccellenza come Torino – e avrebbe dovuto richiamare centinaia e centinaia di persone da tutta Italia se non da tutta Europa, proprio come capita per il Festival di Pasqua e per CircuiTo Milonguero di ottobre. Le facce nuove – da Svizzera, Francia, Germania – non erano molte, circostanza ancora più inspiegabile visto il parterre davvero internazionale dei musicalizadores. È la formula del rave che non è stata capita? Ci sono stati errori nella comunicazione? “Indubbiamente non è semplice trasmettere a tutti un concetto completamente nuovo”, rileva Caterina. “Secondo noi – continua – ha funzionato molto bene, poiché la gente che ha partecipato ha capito la formula e ne è rimasta entusiasta”. “Siamo molto soddisfatti – sottolinea ancora – della musica che è stata selezionata, del talentuoso, poetico Vj Giorgio Cordeschi che ha letteralmente dipinto le Neotango Nights, dell’energia che si è creata, non dimentichiamoci che era la prima edizione e che comunque vi sono stati quasi 900 passaggi nei tre giorni”. L’edizione dell’anno prossimo, in ogni caso, è già in cantiere. “Al riguardo – precisa Caterina – abbiamo in animo una serie di migliorie, a cominciare da una diversa distribuzione degli orari, una più efficace comunicazione e una semplificazione della formula di partecipazione”.

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Franco Garnero

Torinese, amante dei viaggi, dello sport, della vita all'aria aperta e delle buone letture, inciampa nel mondo del tango nel febbraio del 2010. Grazie a una dedizione ossessiva e monomaniacale è da tempo, per unanime giudizio, il miglior ballerino del suo pianerottolo e l'indiscusso punto di riferimento tanguero di tutto il (piccolo) condominio dove abita.

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