Astor, l’Assassino del Tango

Storia della Rivoluzione Perfetta

PUBBLICATO IL 26 Aprile 2018

L’ultima notte di Astor.

L’ultimo tango, prima che smetta di essere vita, per diventare leggenda. 

“Astor, l’Assassino del Tango”, spettacolo che ha debuttato lo scorso dicembre, a Roma, presso il teatro Trastevere, e che è stato selezionato per la rassegna Rome OFF Theatre, svoltasi a febbraio, presso il Centro Culturale Artemia, parte da qui: dalla rivoluzione del musicista argentino, croce e delizia degli amanti del genere, oggetto di forti critiche da parte dei puristi, e di grandi consensi, ovunque, nel mondo.

La pièce, scritta e diretta da Emanuele Bilotta, vede in scena due attori. Alberto Brichetto, nel ruolo di Astor Piazzolla e Maria Claudia Pesapane, nel ruolo di Musica.

Astor vive quella che idealmente, rappresenta la sua ultima notte prima di morire, ripercorrendo emozioni, immagini e ricordi che hanno rappresentato l’essenza della sua rivoluzione. Lo fa con Musica, compagna fedele, amica, madre, sorella, amante e nemica.

C’è spazio per la New York di Jack La Motta e Joseph Campanella, per Gardel, Nadia Boulanger e Jeanne Moreau, ci sono i racconti dei suoi giorni a Parigi, dei suoi amori e della passione riversata nelle composizioni. E poi le critiche, che come un suono assordante si insediano nelle orecchie di Piazzolla, con lo scopo di intossicargli l’anima.

C’è il racconto della Buenos Aires multietnica, in cerca di rivalsa. Quello di mamme italiane che allattano sogni di gloria. Le radici, il passato e la certezza che muore solo chi è dimenticato.

La colonna sonora, selezione di alcuni dei migliori brani del musicista argentino, accompagna emotivamente il percorso, e prende forma, tramite Maria Claudia Pesapane, che, nel duplice ruolo di attrice e ballerina, si muove attorno ad Astor, e che è per lui fonte di ispirazione, di consolazione, ma anche di estremo tormento. Non muove mai passi di Tango, non sono quelli ad essere nella testa di Piazzolla, mentre compone. Si muove leggera, lo coccola, lo ammalia, a volte lo condanna. Ma è sempre lì, fino all’ultimo respiro. 

< L’idea di questo spettacolo, parte dalla ferma certezza che Tango e Teatro si muovano su binari paralleli – spiega il regista – La passionalità, l’emotività e l’importanza dello scambio di energie tra corpi, capisaldi del buon Teatro, trovano nel Tango, l’espressione artistica che più gli si avvicina. La figura di Piazzolla poi, è un esempio importante da cui attingere, quando si parla di Rivoluzione. Lui rappresenta il rivoluzionario perfetto, quello che vince con l’arte e non con le armi.>

< E’ uno spettacolo adatto a chi ama Piazzolla, ma anche a chi lo contesta – continua Bilotta – A chi ama il Tango e a chi ama la Rivoluzione.>

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