Un tango con il tenore

Beniamino Gigli & Alberto Podestà

PUBBLICATO IL 3 Aprile 2021

Beniamino Gigli – Alberto Podest

Beniamino Gigli, Cantor de opera e Alberto Podestà Cantor de Tango: il respiro del canto espressione di passionalità popolare

Beniamino Gigli per il bel canto lirico italiano e Alberto Podestá come cantor del tango sono tra le voci più belle e rappresentative che abbiamo avuto.

Nelle leggere le biografie di entrambi, ricche di aneddoti, ho colto alcuni tratti in comune nel loro percorso di vita, al punto tale che mi è venuta spontanea l’idea di immaginarli, seduti al bar, come due nonni a parlare di nipoti.  Sicuramente, si sarebbero piaciuti.

Tutti e due ricevettero alla nascita un grande dono: la voce.

 I bambini crebbero in un ambiente amorevole, ma povero. Fu, la figura materna per entrambi a riconoscere il loro talento, e a nutrire una fiducia incondizionata nella loro voce, che li sorresse fin dai primi passi, rafforzandone l’autostima. Questo contribuì a formare nei ragazzi, un’immagine positiva di sé stessi, alla quale poter attingere per affrontare le avversità della vita.

A 18 anni Beniamino Gigli è solo a studiare a Roma, ha vinto la borsa di studio che gli permette di accedere alla accademia di Santa Cecilia, una delle più antiche istituzioni musicali al mondo. Non ha altri mezzi di sostentamento, sono anni difficili, il maestro Rosati, suo insegnante, lo stima e lo segue assiduamente, curandone minuziosamente la preparazione artistica riconoscendo, da subito, in lui grandi doti.

 Nel 1905 si presenta, senza nessun appoggio, al concorso esordienti per giovani cantanti lirici di Parma, e su 105 concorrenti, lo vince. Le qualità naturali della sua voce, educata nello studio rigoroso di quegli anni, lo portano presto al massimo successo.

Alberto Podestá, non ebbe un percorso di studio musicale confrontabile con quello di Beniamino Gigli. Egli studiò solo fino alla prima media, ma non meno bella è la sua voce.  Il primo esordio fu in tenera età, cantando le canzoni di Carlo Gardel in uno spettacolo radiofonico per l’infanzia “ Rayto del Sol “,  al quale partecipò con il il suo insegnate, ottenendo, un tale successo da venir soprannominato dal pubblico “Gardelito.”

Anni dopo, lo sentì cantare per caso, il duo comico “Buono – Striano,” che intuendone le potenzialità, lo invitò ad andare a Buenos Aires e stabilirsi lì fisso, se avesse voluto tentare la fortuna e percorrere la strada del canto.

Ha solo 15 anni, quando conosce nel locale “Parabase” il musicista Migule Calò, che lo scrittura per la sua orchestra, ma sarà il passaggio contrattuale con Carlos di Sarli a 18 anni a dare una svolta alla sua carriera artistica. Da quel momento abbandonerà il nome di Alè, Alejandro Washington e per tutti sarà conosciuto come Alberto Podestá.

Il percorso artistico è segnato da continue collaborazioni con diverse orchestre, anche se con Carlo di Sarli manterrà sempre un canale preferenziale, intuisce che per crescere bisogna sperimentare e mettersi in gioco come Cantor e Compositor. Alberto Podestá non è uomo da tirarsi indietro di fronte a una sfida con sé stesso o con il destino.

 Ascoltando i brani di queste due splendide voci, alternandole, anche se ad alcuni potrà sembrare una proposta inappropriata, non si può non riconoscere la continuità e l’unicità del loro suono, data da una rigorosa padronanza del respiro e dalla espressione del canto, decorata dalla perfetta dizione che nella propria lingua natale entrambi hanno.

 La loro voce è sempre avanti, questa è la mia sensazione nell’ascoltare i loro brani, ed il suono delle parole chiaro al punto tale che tutti possono seguirne il testo.

Nella Masterclass del 55 che Gigli tenne a Vienna, davanti ad una domanda sulla dizione, postagli dalla platea di studenti, che pendono in totale ammirazione, Gigli non esita a rispondere.

La questione non dipende dalla buona volontà dello studente, né dalla capacità dell’insegnante, ma dalla conoscenza della lingua Italiana e la capacità di gestire le cinque vocali. Per pronunciare correttamente la parola “che io muoia” … dà tutto un altro pathos al canto. Ridare la centralità alla lingua italiana è un dono e un compito che per natura appartiene agli Italiani e fa dell’Italia la culla del bel canto.

La lezione, a cui mi riferisco e che invito ad ascoltare al link qui allegato, continua e si sviluppa intorno a tematiche ben note agli appassionati di canto come, il peso del respiro e quanto questo sia la pietra miliare su cui poi si studia e si imposta la voce. Trovare il proprio equilibrio è l ‘obiettivo di ogni cantante nel padroneggiare l’utilizzo o il non utilizzo del diaframma, diventa il fulcro attraverso il quale l’artista governa la sua voce.

Lo stesso accade anche per il cantor del tango, ma più in generale la respirazione ha un’importanza centrale persino per i tangueri.

 Nella respirazione dell’abbraccio e il diaframma crea la connessione che i ballerini nell’ascolto dei loro corpi percepiscono. Il movimento iniziale della spinta nel tango, è così simile come mi immagino dover essere per il cantante l’emissione della prima nota. Il respiro è la porta che si apre.

La passionalità nel canto, quel calore per il quale le persone si animano di vita propria, superando la timidezza e la riservatezza personale, nasce da questo respiro profondo, che è sia tecnica, sia anima. Il respiro dà vita al canto, alla danza, genera spontaneamente un vortice di sinergia che coinvolge tutti, senza guardare distinzioni tra opera e tango.

Beniamino Gigli, per la lirica e Alberto Podestà, per il tango riuscivano a creare questa magia.

Magia che grazie all’incisione non è andata persa e che, tuttora, possiamo cogliere.

https://www.youtube.com/watch?v=E6vhK18Jkw4&feature=emb_title

 

https://youtu.be/WypCwmguX5w

https://youtu.be/uNXFxgUfNwg
https://youtu.be/xFjzXN8VzLc

 

https://youtu.be/iaHK1saeHiE

Note:
Ricordo , di Beniamino Gigli, video tratto da Almanacco 1965:
L’ Italia in musica seconda parte tra le due guerre 1918-1945
Tango, il romanticismo e le passioni di un cantante storico e la sua orchestra Corriere Roma. corriere.it
Alberto Podestá todotango.com
La Nacion Murió Alberto Podestá

 



Sono Rosaspina Briosa e sono stata invitata da Faitango a tenere questa rubrica per un progetto che mi sta cuore: avvicinare, far conoscere, far capire, interagire e dialogare, creando sinergie tra due mondi artistici musicali che per origine, storia, cultura e tradizione sono profondamente diversi e distanti. Eppure entrambi sono stimolo per la crescita di una riflessione personale che ci aiuta a maturare e riflettere sui sentimenti umani, innescando processi emotivi, che ci portano ad interagire e migliorare le nostre relazioni; parlo di Tango e Opera.

Foto by EndlessChiC

Opera e Tango, sono le mie due passioni di vita e le prime parole che si leggono visitando il mio blog Un tango con il tenore

L’opera Lirica, la mia prima passione l’ho incontrata grazie alla mia professoressa di musica in prima media, la signora Aida Pressanto. La mia classe aveva un pianoforte, di quelli stretti a muro color legno con i tasti gialli. Secondo lei, non si poteva parlare o studiare musica senza sentirla, allora tutte le classi della mia scuola avevano un pianoforte.
Ancora oggi, mi sembra di sentire le voci dei miei compagni, che insieme a me cantavano il coro delle Zingarelle dalla Traviata di Giuseppe Verdi. Da lì a tornare a casa e chiedere che mi venisse comprato il vinile della Traviata fu un attimo. La frequentazione dei teatri lirici, l’ascolto di critici musicali e la lettura di libri, la partecipazione alle matinée, vennero successivamente; queste sono le scelte di un ragionamento maturo e adulto, che porta con sé la competenza e la conoscenza, ma rischia di chiudere la porta verso l’emozione autentica.

Il tango invece fu un incontro predestinato in età adulta. Bussò alla mia porta in diverse occasioni, ma non colsi mai l’invito. Proprio come in una vera Milonga, lo sguardo mi accarezzava quel tanto per farmi capire che l’invito era fatto, ma io ero sfuggente. E come accade in Milonga è la donna che sceglie o per lo meno dovrebbe, ma questo, dipende solo da noi. Quando decisi che ero pronta andai io direttamente da lui.

Anche per il tango così come per l’opera, fu il fascino della musica, la voce dei cantor, l’abbraccio del ballo, il desiderio per la vita; istinto puro. Lo studio che è richiesto per il tango è notevole e coinvolge, occorre accompagnare la lezione in classe con un approfondimento musicale che sia di stimolo continuo, perché più lo conosci il tango, più conosci te stessa.

Il mio sguardo ha delle lenti speciali, vedo collegamenti tra questi due mondi e tale è la gioia che provo quando li colgo che vorrei condividerla e non tenerla solo per me…

Il mio blog è “Il mio è il luogo della semplicità in cui ti invito ad entrare in punta di piedi, per danzare, per condividere una riflessione”.

Buone letture e buon ascolto  

La vostra Rosapina Briosa.

 

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Rosaspina Briosa

Sono una ballerina di tango e amante della lirica e di queste mie passioni scrivo sul mio blog "Un Tango con il Tenore" untangoconiltenore.blog

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