RecitaL CanTANGO è più di uno spettacolo, è un viaggio nel tempo, un intreccio tra musica, parole e ricordi, capace di evocare un sentire umano universale che si può sintetizzare con una sola parola: Pace.
Come accadeva nelle compagnie di artisti del Cinquecento, instancabili viaggiatori e uomini e donne d’onore, così il maestro Fabio Armiliato, Tenore Lirico acclamato nei più prestigiosi templi della Lirica e Cantor di tango, insieme al maestro Fabrizio Mocata, pianista dal tocco geniale e passionale, ideatore dello stile “Swango”, guidano il loro carro artistico attraverso l’Europa. San Benito a Valladolid, il Sarzana Opera Festival, il Varna Opera Festival, il Porto Antico di Genova sono solo alcune delle tappe toccate in questi dieci anni di viaggio. Un decennio in cui lo spettacolo si è trasformato di volta in volta, accogliendo artisti diversi – musicisti, cantanti, ballerini, attori – che hanno contribuito a scriverne la storia.
Unico e rivoluzionario, RecitaL CanTANGO rompe gli schemi culturali prestabiliti

e fonde tango e lirica in un abbraccio musicale. Il suo valore risiede non nella ricerca della perfezione tecnica, ma nell’autenticità del sentire, nella capacità di trasmettere emozioni e nella valorizzazione delle relazioni umane attraverso l’arte.

Con questi presupposti, l’invito a esibirsi a Brescia non poteva che arrivare dall’Associazione Amici Istituto del Radio Olindo Alberti, da sempre attenta alla buona musica e alla promozione del talento libero. Sul palco dell’Auditorium San Barnaba, la presidentessa Claudia Chincarini Marenda ha accolto il pubblico e gli artisti con una presentazione frizzante e coinvolgente.
Il maestro Fabrizio Mocata ha aperto la serata con una magistrale esecuzione di El Choclo di Alberto Villoldo, accompagnato da Francesco Bruno al bandoneón e Alessio Menegolli al contrabbasso. A seguire, Fabio Armiliato, con la sua presenza scenica inconfondibile, ha alternato le sue straordinarie doti vocali a una brillante interpretazione teatrale, portando in scena un dialogo costante tra la cultura del tango e la tradizione italiana del bel canto.
I primi brani proposti raccontano le origini del tango: “Melodía de Arrabal” di Carlos Gardel e Alfredo Le Pera introduce le tematiche care al genere. L’amore tradito in “Tomo y obligo“, il Gaucho di Tito Schipa prende vita davanti ai nostri occhi, mentre il dramma delle madri con i figli in guerra viene evocato con “Silencio” di Carlos Gardel, collegandoci dolorosamente alla realtà contemporanea.
Irrefrenabile, Fabio Armiliato infonde nei personaggi descritti dalle canzoni del tango sguardi e sottili interpretazioni ispirate ai protagonisti del mondo lirico a lui più cari. Così, l’intensità del dolore materno nel volto di Armiliato richiama lo sguardo disperato di Mario Cavaradossi in “Tosca“. L’allegria spensierata, venata di tristezza, di “Por una Cabeza” di Carlos Gardel richiama la gioia forzata del poeta Rodolfo quando incontra Mimì al Café Momus ne “La Bohème“. La passione struggente di Astor Piazzolla con “Los Pájaros Perdidos” diventa l’abbraccio finale di Des Grieux alla sua Manon.
E come in ogni grande spettacolo di tango che si rispetti, non poteva mancare una coppia di ballerini, insegnanti di tango argentino a Brescia: Roberta Acerboni e Andrea Boni.

Con grande impegno e dedizione, hanno portato in scena la loro interpretazione di “Libertango” di Astor Piazzolla, accompagnando il pubblico in un viaggio tra passi e melodia.
Con la sua voce calda, Marta Leung, L’Alma del Tango, ha aggiunto grazia e sensibilità alla serata, sia nel canto che nel racconto della storia del tango e della lirica. Grazie al suo racconto, scopriamo inediti dettagli, come la grande ammirazione di Carlos Gardel per Enrico Caruso e il fatto che il piccolo Astor Piazzolla recitò la parte dello scugnizzo nel film “El día que me quieras” di Gardel.

Ed è proprio con questa iconica canzone, un duetto d’amore, che nasce una riflessione spontanea: il tango si fonda sull’ascolto reciproco e sulla capacità di mantenere il proprio equilibrio. Allo stesso modo, Fabrizio Mocata, con la sua libertà espressiva jazzista, e Fabio Armiliato, saldo nel mantenere l’equilibrio tra la cultura argentina e quella italiana, creano un dialogo perfetto.
Alla fine, il vero protagonista resta la musica, capace di abbattere barriere e unire mondi apparentemente lontani.
Viva il Tango, Viva la Vita, Viva RecitAl CanTANGO!
Barbara Savonuzzi