A distanza di 2 anni dal primo evento il Sogno, Alessandro Francini traccia un bilancio della Milonga Solidale tenutasi il 25 Maggio 2025 al’auditorium di Scandicci.
Il ricavato netto dell’evento, ben 12.089 euro, è stato interamente devoluto a tre centri antiviolenza: Artemisia, La Nara e Chicco di Grano.
In questa intervista a cuore aperto, Francini racconta cosa ha significato “Il Sogno” e quale direzione desidera per il futuro.
Alessandro, oggi possiamo dire che il sogno è stato un vero successo: artistico, umano e anche economico. Hai trasformato un’intuizione in qualcosa di reale e potente. Cosa ti ha lasciato dentro questa esperienza?
Alessandro Francini: “Nonostante fosse la seconda edizione in due anni, è di gran lunga migliorata grazie allo staff, agli artisti e all’organizzazione. Sono stato travolto dall’emozione, le persone presenti venivano non solo per ballare, ma anche per sostenere un progetto che ormai si è ampliato, coinvolgendo professionisti, a diversi livelli. È stata un giornata talmente intensa che c’è voluto qualche giorno per riprendersi.
E comunque, se i numeri sono questi, noi andiamo avanti.”
Hai saputo mantenere la centralità del tema, senza farlo diventare solo un’occasione di svago. Il focus sui centri anti violenza è rimasto saldo, anche grazie alla conduzione di Maddalena Haley Corrieri. Quanto è stata importante la sua presenza in questo?
Alessandro Francini: “Fondamentale. L’esperienza dello scorso anno ci ha insegnato quanto sia essenziale una figura capace di guidare con equilibrio l’intera serata. Quest’anno la scaletta era ancora più densa, e Maddalena ha dimostrato professionalità impeccabile, è riuscita a tenere viva l’attenzione tra gli avvicendamenti artistici e gli interventi più emotivi. con grazia e ritmo. Una risorsa preziosa.
Un ringraziamento va anche ai colleghi di Faitango, Antonella D’Alessandro, con la presentazione degli artisti, ha saputo valorizzarne l’intento, mentre Barbara Savonuzzi – attraverso gli articoli pubblicati su Tango y Gotan – ha mantenuto viva la riflessione sul tema della violenza e sul ruolo dei centri che sosteniamo.”
Un concetto che è emerso con forza è quello di “cambiamento”: se ne è parlato prima, durante e dopo l’evento. Ma perché, secondo te, è così difficile che gli uomini, come categoria sociale, si facciano carico di questa responsabilità nel contrastare la violenza?
Alessandro Francini: “È una questione culturale. Il nostro direttivo è composto da quattro uomini, perché a un certo punto ci siamo detti: “Basta, facciamo qualcosa di concreto.”
E quel “concreto” si è realizzato, forse anche oltre le nostre aspettative. Quest’anno ho visto più uomini partecipare, indossare la maglietta, comprare biglietti ed ascoltare con attenzione gli interventi della dottoressa Elena Baragli, presidentessa di Artemisia, la dottoressa Francesca Ranaldi per la Nara e la dottoressa Ilenia Moscardini per il Chicco di Grano.
È una piccola goccia nell’oceano, ma almeno abbiamo cominciato. Le donne non si sentono più sole. Sono molto ottimista, e sì, credo davvero che il tango possa avere un ruolo attivo nel generare consapevolezza.”
Il sogno si è compiuto. Cosa ti porti dentro? E quale messaggio vorresti lasciare a chi ha partecipato?
Alessandro Francini: “Mi porto dentro tanti sorrisi, abbracci, lacrime. Molte persone hanno pianto, io compreso. L’emozione era fortissima: vedere tutte quelle donne vestite di rosso, quei sorrisi, quella socialità.
Abbiamo riunito associazioni da tutta la Toscana che non si incontravano da tempo questo ha generato inevitabilmente un’emozione intensa.
Un’altra cosa bellissima è vedere come il tango ha dimostrato di saper raccogliere attorno a sé persone e idee belle. I biglietti richiesti erano molti più di quelli che potevamo accogliere: questo vuol dire che c’è futuro, c’è desiderio di un partecipazione consapevole.”
Gli sponsor sono stati fondamentali, perché hanno reso possibile tutto questo. Come li hai trovati, e che ruolo hanno avuto?
Alessandro Francini: “Quando si organizza un evento come Il Sogno, ci si rende conto che da soli non si può fare nulla. Servono forze, competenze, ma soprattutto serve una rete di persone e realtà che credano nel progetto tanto quanto te. Gli sponsor sono stati, e lo dico senza retorica, vitali. Senza il loro supporto materiale, logistico, economico e umano, non avremmo potuto trasformare questa idea in un evento vero, vivo, potente. Parto da Alessio Rorandelli, del Gruppo Rorandelli, un’impresa edile fondamentale per il territorio di Scandicci e Firenze. È il secondo anno che ci sostiene, offrendo un catering per oltre 500 persone: un gesto di generosità incredibile che ha dato sostanza concreta alla lunga pomeridiana di sei ore. Ma non è solo un gesto: è un’adesione convinta. Alessio, travolto dall’emozione, ha già dato la sua disponibilità anche per il 2026. E questo parla da solo.
Un altro pilastro è stata Faitango, che con le sue competenze tecniche, giornalistiche, comunicative e la propria rete, ha dato una spinta decisiva alla visibilità e all’organizzazione. Lo dico senza esitazione: la loro presenza ha colmato i vuoti dell’edizione precedente. Ci auguriamo possano restare parte della famiglia del Sogno anche in futuro.
Un ruolo centrale lo ha avuto anche la tipografia Supergrafica di Scandicci, che ha curato l’intera parte grafica: dai biglietti ai volantini, fino ai roll-up e allo striscione ufficiale. Una grafica curata trasmette professionalità e valore, e loro hanno fatto un lavoro impeccabile, rendendo l’immagine del sogno coerente con il suo contenuto profondo.
Poi c’è Etheos, che ha sponsorizzato l’intero impianto audio e luci. Un supporto tecnico fondamentale per dare risalto agli artisti, ai momenti di narrazione e a ogni passaggio scenico.
CBF, altra azienda edile, ha contribuito offrendo prodotti di tipografia come i braccialetti e materiali accessori che hanno reso possibile un’organizzazione puntuale ed elegante.
IVG, azienda di distribuzione di snack e bevande, ha donato ben 1000 bottigliette d’acqua da mezzo litro: un dono di grande valore per un evento dove si è ballato tanto, e serviva energia, ma anche freschezza.
E non posso non citare Gaspari Martinez e la sua Patisseau: per il secondo anno, ha viaggiato da Palermo portando con sé 600 porzioni di gelato artigianale, su tre gusti. Una delizia che ha lasciato tutti a bocca aperta. Ma ciò che colpisce di più è la sua umanità: durante la serata, commosso, ha promesso di portare il gelato anche ai bambini in difficoltà. Il suo è un gelato solidale, fatto con il cuore.
Accanto a lui, il nostro fornitore AVS, che ci ha sostenuto fornendoci le coppette e le palettine per il gelato. Tutto questo racconta un evento che ha curato ogni dettaglio, e dove ogni gesto è stato parte di un sistema virtuoso.
Infine, voglio ricordare Liberando Tango, l’associazione di Giorgio e Daniela, che anche quest’anno ha gestito la parte burocratica per l’affitto dell’Auditorium, mantenendo i rapporti con il Comune di Scandicci, che ringrazio sinceramente per averci supportato, mettendoci a disposizione una sala unica: 900 metri quadri, accessibile a tutti, raggiungibile da tramvia, aeroporto, autostrada. Un luogo davvero perfetto e anche, lasciamelo dire, emozionante nella sua struttura.
Questo elenco di nomi e di contributi non è una semplice lista. È il cuore pulsante del sogno. È la dimostrazione che quando una comunità si stringe intorno a un’idea buona, tutto diventa possibile. E per questo, li ringrazio tutti, uno per uno.”
Hai parlato anche dello staff. Quanto è stato importante nella gestione dell’evento?
Alessandro Francini: “Importantissimo. Quando ebbi questa “intuizione pazzoide”, decisi di affidarmi a persone di grande competenza e fiducia. Lo staff è composto da circa 50 collaboratori, tutti organizzatori esperti di milonghe, che sanno gestire sala, accessi, biglietti, e ogni problema possibile.
Tutti motivatissimi, consapevoli che il loro contributo è essenziale .Il lungo applauso che hanno ricevuto a fine serata dice tutto: il loro impegno è stato visibile, sentito, riconosciuto. Il sogno è stato corale. E questo, per me, è il risultato più bello.”
Tieni conto inoltre che la vendita dei biglietti è fatta quasi “porta a porta”: chi entra in sala sa esattamente cosa sta facendo. Non è solo un ballerino, ma un partecipante attivo a un progetto di cambiamento.
E questo crea un’energia indescrivibile, che tu stessa hai vissuto in pieno.
Possiamo immaginare Il Sogno come un seme gettato su un terreno fertile?
Alessandro Francini:
“Assolutamente sì. Molti organizzatori fuori dalla Toscana mi hanno chiesto di collaborare. Non l’ho fatto solo perché la capienza del locale non lo permetteva, ma ci sono già idee in cantiere per l’anno prossimo, per coinvolgere più associazioni.
Ne parleremo e faremo un bel progetto.
Lasciamoci con una promessa: che da questo seme nasca una quercia.
Sì, ma io sogno un bosco di querce!”
Il Sogno è stato realizzato con cura, competenza e un forte senso di responsabilità. Ora si guarda avanti, con l’obiettivo di crescere ancora. Con metodo, visione e concretezza. Vi aspettiamo per le future edizioni.
Barbara Savonuzzi




