Dal 11 al 18 ottobre, un’intera città si è lasciata travolgere dal ritmo dal
L’edizione di Balla Torino – Social Dance ha entusiasmato, coinvolto e conquistato migliaia di persone, trasformando per una settimana Torino in un palcoscenico a cielo aperto. Un’esperienza che resterà nel cuore e nel ricordo di molti.
La città come palcoscenico collettivo
La commissione organizzativa non si è risparmiata per rendere fedele il programma alle aspettative del pubblico.
Chi ha partecipato è divenuto il vero protagonista di una settimana dedicata alla danza come espressione culturale e sociale, capace di rinnovare legami e creare ponti di amicizia: un vero esperimento di socialità urbana.
L’obiettivo è stato chiaro fin dall’inizio: restituire al ballo il suo significato più autentico, quello di rito collettivo, linguaggio universale e momento d’incontro, dove lo spazio pubblico si trasforma nell’agorà contemporanea.
Una rete di competenze e passione
Balla Torino, prodotto e coordinato dalla Fondazione Contrada Torino Onlus, si è avvalso di un Gruppo di Indirizzo composto da: Paolo Apolito, Antonio Damasco, Sergio Durando, Antonella Frontani, Lorenzo Immovilli, Luca Morino, Alessandro Pontremoli, Catterina Seia ed Elisa Guzzo Vaccarino.
Elisa Guzzo Vaccarino, giornalista e critica di danza, ha sottolineato l’importanza del lungo lavoro preparatorio e della cura nel seguire ogni evento di un programma fitto di sette giorni, che ha coinvolto oltre 500 ballerini e insegnanti, più di 60 scuole e associazioni e ben 70 eventi gratuiti diffusi in tutta la città.
Le città danzano il futuro

Per la prima volta, giovedì 16 ottobre, nella Sala Colonne di Palazzo Civico, si è tenuto un momento di riflessione e confronto nazionale: il convegno “Le città danzano il futuro”, da cui l’intera manifestazione ha tratto ispirazione.
Un’occasione preziosa di raccolta e condivisione, dove tante voci si sono intrecciate con un unico obiettivo: fare rete tra città. Come ha affermato la stessa Elisa Guzzo Vaccarino, ora è tempo di elaborare una sintesi del convegno per dare vita a nuovi progetti, sostenuti anche da adeguati appoggi istituzionali.
La danza entra a scuola
L’Ora di Ballo, promossa da Carlotta Salerno, assessora alle Politiche Educative e Giovanili della Città di Torino, ha portato lezioni di Flamenco, Urban Dance, Swing, Folklore argentino e Tango tra i banchi di cinque istituti scolastici cittadini.
Un’iniziativa che ha aperto nuovi orizzonti educativi, introducendo la danza come strumento di relazione e ascolto.
Abbiamo chiesto ad Angelica Bevilacqua, dell’AtelierB -Tangodanza, di raccontarci la sua esperienza con gli allievi dell’Istituto Comprensivo A. Cairoli.
L’abbraccio come linguaggio
“Non sapevo nemmeno io cosa aspettarmi,” racconta Angelica Bevilacqua. “In tanti anni d’insegnamento, ho sempre lavorato con un pubblico adulto. Questa volta ho deciso di non dire ai bambini cosa avrebbero ballato, così da lasciarli liberi da ogni pregiudizio.”
Spesso il tango è percepito come un ballo “serio”, legato all’immagine dell’epoca d’oro degli anni ’40-’50, ma Angelica ha scelto un approccio semplice e naturale: partire dalla musica, dal passo e dal contatto.
“Li ho fatti camminare, ascoltare il ritmo e poi scegliere un compagno. Le coppie si sono formate spontaneamente, bambine con bambine, bambini con bambini, senza distinzione. L’abbraccio e il movimento li hanno portati a scoprire la connessione con la musica.. L’entusiasmo è nato da sé, contagioso. Solo alla fine, quando ha chiesto loro quale musica stessero ascoltando, un bambino ha risposto timidamente: “Forse… tango?” .
“Il tango ci predispone all’ascolto, di noi stessi e dell’altro,” continua Angelica. “Ci insegna a fidarci, a ritrovare un tempo condiviso: quello del ‘noi’. Si balla in due, ma si respira come un solo corpo.”
“Portare il tango nelle scuole, come progetto educativo, potrebbe essere un modo concreto per insegnare il rispetto e la gestione delle emozioni.”
Omaggio all’America Latina
La giornata del giovedì 16 ottobre è stata la più intensa: iniziata al mattino con il convegno, si è conclusa in serata con una grande festa dedicata all’America Latina, Paese ospite 2025, ospitata presso il Dancing Le Roi Music Hall.
Protagonisti della serata, artisti di rilievo come Miguel Angel Acosta e il suo Che Tango Trio, che hanno reso omaggio alla tradizione argentina tra folklore e tango.
Abbiamo chiesto ad Angelica Bevilacqua protagonista di un emozionante omaggio alla donna e alla cultura argentina di raccontarci la sua scelta artistica per la serata.
Due brani, due simboli della cultura argentina
Il tema della serata era l’omaggio ai Paesi dell’America Latina,” spiega Angelica. “Dovendo rappresentare il tango, ho scelto due brani che potessero raccontare la profondità emotiva e la varietà della musica argentina di cui il tango è solo una parte: ‘Merceditas’ e ‘Alfonsina y el mar’.”
“Merceditas” è una celebre canzone folcloristica della regione del Litoral, composta negli anni ’40 da Ramón Sixto Ríos, originario di Entre Ríos.
Scritta in ritmo chamamé, fu ispirata da un amore giovanile non corrisposto con Merceditas, la donna che diede il titolo al brano.
Il testo racconta un legame che neppure il tempo e la distanza riuscirono a spezzare: Ramón e Merceditas continuarono a scriversi per anni, anche dopo la loro separazione.
Il brano ottenne enorme successo in Argentina e all’estero grazie alle interpretazioni di Ramona Galarza (1967) e dei Los Chalchaleros (1973), diventando un classico del repertorio nazionale.
“Ho voluto reinterpretare ‘Merceditas’ in chiave tango,” aggiunge Angelica, “per sottolineare il filo invisibile che unisce il tango al folklore, due espressioni nate dallo stesso spirito popolare: l’amore, la nostalgia e la memoria.”

Il secondo brano scelto, “Alfonsina y el mar”, è una zamba composta dal pianista argentino Ariel Ramírez e dal poeta Félix Luna, pubblicata per la prima volta nel 1969 nell’album Mujeres argentinas interpretato da Mercedes Sosa.
È un omaggio struggente alla poetessa Alfonsina Storni, che nel 1938 si tolse la vita nelle acque di Mar del Plata, lasciando versi di straordinaria intensità e libertà interiore.
“Ho voluto dedicare questo brano a tutte le donne che, come Alfonsina, hanno saputo scegliere la propria strada con dignità e coraggio,” racconta Angelica. “Portare in scena queste due figure femminili significava parlare di forza e libertà, della capacità di decidere del proprio destino anche quando il mondo vorrebbe relegarti a un ruolo prestabilito.”
L’emozione in sala è stata palpabile.
Gli applausi hanno confermato che questo omaggio, tra danza e storia, ha saputo toccare corde profonde: non solo una performance, ma un racconto simbolico sull’identità e sulla libertà femminile.
Il tango come cultura e futuro
La serata di gala al Dancing Le Roi Music Hall non è stata soltanto un momento di spettacolo e festa.
È stata anche l’occasione per raccontare, in un contesto di grande prestigio, il lavoro culturale e di promozione svolto da Faitango, per la diffusione del tango in Italia.
Durante la serata, davanti a un pubblico attento e partecipe, è arrivato anche l’annuncio :
della terza edizione del Premio Tango/Danza si terrà nuovamente a Torino, nel maggio 2026.
“Abbiamo voluto dare questa comunicazione proprio qui, nel cuore di Balla Torino,” spiega Angelica Bevilacqua a nome di Faitango, “perché rappresenta al meglio lo spirito che anima il nostro progetto: unire le energie, creare rete e valorizzare la cultura del tango come linguaggio contemporaneo.”
Il Premio Tango/Danza nasce con l’intento di offrire una piattaforma di confronto e crescita alle nuove generazioni di danzatori, coreografi e interpreti.
Rivolto in particolare agli under 35, il progetto intende favorire la sperimentazione artistica e l’incontro tra discipline, nel segno del dialogo tra tradizione e innovazione.
“Il nostro obiettivo è fare del Premio un luogo aperto di scambio e di riflessione interdisciplinare,” prosegue Angelica Bevilacqua, “dove il tango non sia solo spettacolo, ma anche ricerca, linguaggio in evoluzione, ponte tra le arti.”

Le date ufficiali verranno comunicate nei prossimi mesi, insieme alle modalità di partecipazione e adesione.
Ma una cosa è certa: il Premio Tango/Danza 2026 si conferma come uno spazio di visione e di progettualità culturale, in cui il tango italiano può dialogare con il mondo, alimentando una rete virtuosa tra scuole, artisti, istituzioni e pubblico.
“Siamo orgogliosi del cammino fatto finora,” conclude Angelica Bevilacqua “e del lavoro quotidiano delle persone impegnate in Faitango, che con passione e tenacia promuovono il tango non solo come ballo, ma come cultura viva, patrimonio di relazione e di bellezza.”
L’ annuncio è stato accolto con entusiasmo, che conferma come la città di Torino sia oggi un punto di riferimento nella scena del tango e della danza contemporanea.
Barbara Savonuzzi




