Scrivere di Tango

Gli argentini e il tango di Alfredo Helman

PUBBLICATO IL 23 Gennaio 2023

Esistono tre tipi di tanghi: per ballare, per ascoltare e per cantare. Alcuni tanghi hanno soltanto una di queste caratteristiche, altri tutt’e tre.

Il tango nasce a fine del ’800 come danza in Buenos Aires e Montevideo. Posteriormente a la danza le nascono due figli, la tecnica musicale e la poesia, che in poco tempo superano in gradimento popolare alla danza originaria.

Con Julio Decaro e i suoi discepoli, fondamentalmente Pugliese e Troilo, il tango primitivo diventò musica con partiture , arrangiamenti e tutta la tecnica musicale.

Con Carlos Gardel, la figura più importante per tutto quello che si intende come tango, diventa canzone, di pari passo con poeti di alta qualità come Manzi, Discepolo, Contursi, Castillo, Esposito, Cadicamo e i più recenti Ferrer, Eladia Blasquez , Negro.

Oggi la maggioranza degli argentini è tanghero. E di questa maggioranza, la maggior parte non balla il tango o lo fa in poche occasioni. Invece lo ascolta e lo canta.

Credo che il problema principale dei ballerini di tango italiani è che solo conoscono la danza e solo ascoltano le musiche di tango che trasmettono i DJ -e a qualcuno di questi credo manchi competenza- e senza conoscere lo spagnolo non capiscono la ricchezza dei testi.

E a volte il viaggio a Buenos Aires si fa solo per partecipare alle milonghe più conosciute che ormai hanno capito l’affare del turismo tanghero. Milonghe che il più delle volte è piena di  turisti ballerini, ai quali si offre la solita musica che sono abituati a sentire nelle milonghe dei propri paesi.

A Buenos Aires ci sono locali, clubs, teatri, circoli, ecc…nei quali si rappresenta musica più qualificata, più autentica, ma bisogna conoscerli.

Quanti di questi ballerini e ballerine si siederanno in un teatro solo ad ascoltare tanghi o in un locale ad ascoltare un cantore?

Questo è quello che distingue gli argentini, che vivendo musica e poesia, sono tangheri, il che per me è un salto di qualità rispetto ad essere solo un milonghero che soltanto balla.

Inoltre, sentendo poco la musica e meno ancora il testo, a volte si balla in modo monotono e tutto uguale, da D’Arienzo a Pugliese. E così viene a mancare l’essenza del ballo del tango,che va eseguito più con il cuore che con i piedi.

Gli argentini fin da piccoli accompagniamo ogni tappa della nostra vita con un tango come sottofondo. Si può infatti dire che per tanti di noi è una filosofia di vita e di comportamento sociale. E magari è proprio questa la differenza.

Passare da milonghero a tanghero dovrebbe essere un obiettivo dei tanti ballerini e ballerine che riempiono le milonghe italiane.

Alfredo Helman. Nato nel 1935, anno dalla morte di Gardel, in una famiglia di lavoratori di Buenos Aires frequenta la scuola tecnica, da ragazzo si interessa di politica. Fui dirigente della Gioventù Comunista Argentina. Fu poi parte del movimento che ispirato a Ernesto Che Guevara. Con la dittatura civico-militar di Videla fu costretto all’esilio in Italia nel 1976. Ha scritto quattro libri “Il peronismo”, “il militante “, “passione di tango” e “El Che y Peron un solo corazon”. Ha una moglie due figli quattro nipoti e due bisnipoti.

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1 commento

  1. Roberta ha detto:

    Bello scritto nel quale leggo con piacere che ascoltare la musica e comprendere il testo delle canzoni ci aiuta ad essere ballerini migliori. Questo concetto l’ho fatto mio da tempo inconsapevolmente e condividerlo con un argentino, cultore del tango, è un valore aggiunto. Ci vorrebbe la giusta educazione ad una cultura diversa dalla nostra, con rammarico affermo che questo non sempre avviene

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