Carissimi lettori,
gennaio ci regala l’opportunità di esplorare il tango in due eventi che, pur distinti per stile e atmosfera, rivelano la straordinaria ricchezza culturale di questo universo musicale. Il primo, un viaggio attraverso il tango e il jazz, mette in luce l’incontro tra due mondi apparentemente distanti, ma accomunati dalla profondità emotiva. Il secondo ci conduce in un luogo di immaginazione e passione, dove il tango si intreccia con il teatro-danza per raccontare le sfumature dell’amore attraverso corpi in movimento, sguardi e gesti intrisi di poesia.

Sabato 18 gennaio ore 20:30, secondo appuntamento per la stagione concertistica NOte dek Timavo – Tango da pensare, presso il Kulturni Center Lojze Bratuz, Gorizia, con due veri fuori classe del jazz contemporaneo, Joe Pisto, chitarra e voce, e Fausto Beccalossi, fisarmonica e voce.
Il filo conduttore di quest’ultima parte della Stagione Concertistica “Tracce di Tango: da Piazzolla ad altri illustri”, permette di esplorare in modo assolutamente originale i confini più o meno sfumati tra i generi musicali del tango, jazz e musica classica e infatti il sapore del concerto, dal titolo “Le due Americhe nelle tempere del Tango e del Jazz“, sarà di tango, jazz e musica mediterranea. I due artisti mescoleranno elementi di habanera, improvvisazione, lirismo passionale e ritmo impetuoso in un mondo variopinto che trascinerà l’ascoltatore verso una dimensione fortemente evocativa, proponendo composizioni originali contenute nei loro lavori discografici.
Joe Pisto, è cantante e compositore lucano ma bolognese d’adozione, si distingue per la singolare abilità nell’uso della voce e della chitarra, strumenti imprescindibili della sua personalità poliedrica. Con voce inconfondibile si muove tra jazz, soul e sperimentazione. Vanta collaborazioni illustri, con Deodato, Deidda, Fresu, Mirabassi, Negri, Bosso, Moroni, Stanley, per citarne alcuni. Fausto Beccalossi, è uno dei massimi esponenti in campo internazionale del suo strumento, la fisarmonica, ha registrato con il chitarrista argentino Lito Epumer e il suo quartetto il cd Nehuen a Buenos Aires; ha collaborato con Wheeler, Gibellini, Mirabassi, Pietropaoli, Fresu e tanti altri grandi jazzisti internazionali ed è stato uno dei pilastri del quintetto World Simphony del chitarrista californiano Al Di Meola.
Il duo ha scelto di presentare in questa occasione in anteprima per Tango da Pensare, il nuovo lavoro discografico “Respiro” (in uscita nazionale il giorno prima del concerto, il 17 gennaio).
I biglietti sono acquistabili online su Vivaticket (accesso anche dalla home in www.puntomusicale.org) oltre che direttamente in teatro. Per informazioni, info@centerbratuz o info@puntomusicale.org.
Sabato 18 gennaio ore 21:00, presso il Teatro Pascutto / San Stino di Livenza (Ve) va in scena Le Tango des malfaiterus con la compagnia di ballo Naturalis Labor, con la coreografo Luciano Padovani.
Cinque figure si incrociano in uno spazio indefinito, specchio di un’umanità in perenne movimento Ognuno di loro incarna frammenti di storie e desideri, che si intrecciano in una danza fatta di emozioni contrastanti, rincorse e sguardi rubati.
Abbiamo raggiunto Luciano Padovani per chiedergli:
Come è nata l’idea di raccontare le complicazioni dell’amore attraverso il linguaggio del tango e del teatro-danza?
“Era un progetto che avevo in mente da molti anni, ma ero alla ricerca degli interpreti giusti per realizzarlo. Nel 2023 ho finalmente avviato la creazione, scegliendo cinque danzatori/tangueros che collaborano regolarmente con la compagnia. Il risultato è stato straordinario: Le Tango des malfaiterus è uno spettacolo che attraverso il tango e la danza sintetizza le esperienze amorose di tutti noi…
Come osserva Elisabetta Calvi: “ In uno spazio adibito alla circolazione, allo scambio, alla comunicazione, le emozioni suscitate dall’incontro dei personaggi in scena si coniugano tutte al tempo presente, in un gioco continuo di riconoscimenti e smarrimenti, idealizzazioni e delusioni che generano caos, tenerezza, passione, malinconia, delusione…e un finale rigenerante che ridimensiona tutto”.

Cosa rappresenta la milonga in cui si svolge la storia? È una metafora di qualcosa in particolare?
“Abbiamo lavorato per creare un’atmosfera che mescola ironia, poesia e urgenza. Non è una vera milonga ma un ‘luogo’, un crocevia di emozioni, un luogo d’altri tempi. Quasi come una foto ingiallita…”
Secondo voi, il tango è il linguaggio perfetto per raccontare le contraddizioni dell’amore? Perché?
“ Non credo che il tango sia l’unico linguaggio adatto, ma in questo caso lo sono il tango e la danza coniugata, specialmente unito al teatro-danza. Ho dedicato molto tempo a caratterizzare i personaggi e il loro mondo interiore. La forza di questo spettacolo, di questa storia, fatta di amori, inseguimenti e tensioni, sta appunto negli sguardi, nei gesti, nei tanghi ballati a tre.”
Come vedete l’evoluzione del tango come mezzo di narrazione teatrale?
“Fortunatamente, molti coreografi stanno superando i cliché tradizionali del tango. Questo linguaggio, il tango si sta adattando a nuove narrazioni e a una visione più contemporanea del mondo.”
A dare vita a questa affascinante creazione sono le coreografie e la regia di Luciano Padovani, supportato da un cast di straordinari interpreti: Umberto Gesi, Elisa Mucchi, Roberta Piazza, Loredana De Brasi e Walter Suquia.
I costumi, curati da Le Chat Noir, e le luci di Thomas Heuger completano un quadro scenico di grande suggestione, reso possibile grazie al contributo del MiC, della Regione Veneto e del Comune di Vicenza, in collaborazione con il Circuito Danza Sicilia e il Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento.
Per informazioni acquisto biglietti https://arteven.vivaticket.it/it/event/le-tango-des-malfaiteurs/254226?qubsq=cfc53670-d09d-40e1-984d…
Con “Le tango des malfaiteurs”, Luciano Padovani porta in scena le dinamiche universali dell’amore, ricordandoci che, a qualsiasi età, resta un’avventura intensa e imprevedibile. Partecipate con curiosità: il tango vive e incanta proprio grazie a chi lo guarda, lo sente e lo condivide.
Barbara Savonuzzi