Silvio Zalambani è un artista eclettico che non solo suona e compone musica, ma si dedica anche allo studio e alla divulgazione della storia del tango e della musica latinoamericana. Il suo lavoro va oltre l’esecuzione, includendo ricerca musicologica, scrittura e insegnamento.
A marzo partirà per una tournée a Buenos Aires, tra concerti e la presentazione di una masterclass al Conservatorio Nazionale De Falla . Un’occasione unica per dialogare con artisti internazionali e immergersi nella culla del tango. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare questa straordinaria esperienza.

Nei tuoi lavori si avverte una forte influenza delle culture europee e africane nel tango e nella musica latinoamericana. Come si traducono queste influenze nelle tue composizioni?
Diciamo che avendo indirizzato tutta la mia attività artistica e di studio verso la musica latinoamericana, e in particolar modo riguardo all’area caraibica attorno a Cuba, al Brasile e all’area rioplatense attorno a Buenos Aires, inevitabilmente sono entrate in gioco le molteplici influenze europee e africane, ma anche amerindie, che hanno colonizzato e si sono rimodulate e ricreate ex novo in quei paesi.
Il mio punto di vista, che agli inizi è stato del tutto casuale si è poi via via affinato dal momento che ho iniziato a intrufolarmi più nello specifico in quelle realtà, musicali, sociali e culturali; le mie composizioni e i miei arrangiamenti sono di conseguenza il frutto di tutto questo, ovviamente però, con uno sguardo che inevitabilmente viene dall’esterno, essendo nato e cresciuto qui e non in quei paesi.
Come cambia la percezione del tango in Europa rispetto ai paesi dell’America Latina?
Il tango è un fenomeno musicale e sociale mondiale da sempre, fin quasi dalle sue origini, basti pensare che si è irradiato in tutto il mondo già dagli anni ’10 del Novecento attraverso l’alta società e la mondanità della Belle Epoque di Parigi, che accolse entusiasticamente i primi musicisti, ballerini e cantanti argentini decretandone il successo e andando a formare già allora uno stile convenzionale internazionale di questo genere.
Ma il tango, in realtà è una forma culturale urbana rioplatense, che ha in Buenos Aires la sua culla e la sua patria e che ha influenzato anche alcune zone circostanti, incluso Montevideo, con caratteristiche proprie inconfondibili e ben distinte rispetto alle mode internazionali che ciclicamente ripropongono questo genere un po’ ovunque.
Perciò, riassumendo in modo un po’ generalizzato, è più giusto dire che esistono sostanzialmente due modi di fare tango: quello internazionale stereotipato che si può trovare un po’ ovunque e che gli argentini stessi definiscono come tango for export, basato prevalentemente sulla musica da ballo; e quello tipico porteño con tutte le sue sfumature, che presenta tra l’altro vari tipi di stili musicali e che abbraccia tutte le forme d’arte, ed è parte integrante del modo di vivere di quella città.
Silvio, la tua carriera ti ha portato in giro per il mondo. Qual è il significato speciale di questa tournée a Buenos Aires?
Sono già stato tante volte in quella città dal 1997 in poi, esibendomi anche in luoghi sacri del tango come il Cientro Cultural Torcuato Tasso, in diretta alla Radio Nacional Argentina e partecipando alle ultime sei edizioni della Cumbre Mundial del Tango, ma sempre in rappresentanza dell’Italia e coi miei progetti storici composti da musicisti italiani, quindi come ospite esterno.
Questa volta invece sarò solista principale invitato da tre formazioni argentine già definite da anni, tutte di altissimo livello e quindi inserito internamente a dinamiche musicali tutte loro.
Domenica 2 marzo suonerai con Flores Negras al Club Social Cambalache, nel cuore di San Telmo. Come è nata questa collaborazione ?
Qualche anno fa, durante una delle mie tante partecipazioni alla Cumbre Mundial del Tango, conobbi Cecilia Bonardi, una delle cantanti del quartetto vocale Flores Negras; rimase molto colpita dall’esecuzione del mio progetto Tango Tres e mi confidò anche l’intenzione di poter collaborare in qualche modo con me, qualora ce ne fosse stata occasione.
Siamo rimasti in contatto da allora e quando finalmente ho potuto organizzare questo viaggio si è concretizzata l’idea iniziale.
Con loro sarò solista ospite aggiunto nel loro programma di grandi classici del tango, eseguiti a quattro voci armonizzate col solo accompagnamento di un chitarrista, nel cuore dello storico quartiere di San Telmo e nel bel mezzo delle manifestazioni carnevalesche che contraddistinguono da sempre quella zona.
Martedì 4 marzo ti esibirai con il Quinteto Revolucionario al Bebop Club, un locale molto apprezzato per la scena jazz e contemporanea. Come si inserisce il tuo sax in questo contesto?
Questo è l’appuntamento attorno al quale si è creato questo tour; in questo caso si tratta di un nuovo progetto che mi è stato proposto dal violinista della formazione, Sebastián Prusak, ovviamente d’accordo con gli altri musicisti del quintetto e che vedrà la luce proprio in questa occasione.
Riguarda l’interpretazione della musica di Astor Piazzolla e nello specifico il repertorio che fu inciso a metà anni ’70 insieme al sassofonista nordamericano Gerry Mulligan, ovviamente con me e il Quinteto Revolucionario al loro posto, ma con l’originalità di una nostra interpretazione del tutto personale e contemporanea, basata sugli arrangiamenti del pianista del gruppo Cristan Zárate, sulla presenza del mio sax soprano al posto del baritono e anche di tre mie composizioni in programma, dedicate ad Astor e da me arrangiate per l’occasione.
Ci tengo a sottolineare che il Quinteto Revolucionario è formato da cinque musicisti consacrati da anni sulla scena musicale di Buenos Aires e che col loro primo disco hanno immediatamente vinto il Grammy Latin come miglior formazione di Tango, inoltre, sono stati scelti dalla Fondazione Piazzolla come miglior gruppo interprete della musica del noto compositore argentino.
Inutile dire che per me rappresenterà uno degli appuntamenti più importanti vissuti finora nella mia carriera, in un luogo il Bebop, nato inizialmente come jazz club, ma divenuto già da un po’ di anni il locale più esclusivo della musica dal vivo di quella città, incluso ovviamente i gruppi di tango da ascolto.
Giovedì 6 marzo, con il concerto insieme a Jorge Retamoza e il suo Cuarteto de Saxofones, si conclude questa intensa tournée. Guardando ai tre appuntamenti che ti vedranno protagonista – con Flores Negras, il Quinteto Revolucionario e ora con Retamoza – c’è un filo conduttore che lega queste collaborazioni, o si tratta di tre esperienze musicali indipendenti?”
Il concerto insieme al quartetto di sassofoni di Jorge Retamoza è per me molto significativo; innanzi tutto perchè Jorge è stato probabilmente il primo sassofonista argentino a suonare e perfezionarsi col suo strumento nel tango, quando solitamente tutti i sassofonisti che in qualche modo eseguono brani di questo genere, lo fanno in realtà con impostazioni stilistiche e timbriche di tipo jazzistico o classico, dove il sassofono ha già da molto una sua identità definita.
Nel concerto eseguiremo tanghi di autori tradizionali, come Gardel, Pugliese e Piazzolla, oltre a brani miei, tutti arrangiati da me per questo insolito formato che mi vede solista principale, e che abitualmente porto in giro un po’ ovunque, sia col mio progetto Amerindia Ensemble che durante le varie masterclass che tengo in giro per il mondo in festival e università, tutte attività che sono ben documentate nei tanti video presenti sui social.
Il filo conduttore di tutto questo è sicuramente la mia presenza, insieme a musicisti che separatamente, da tempo attendevano l’occasione giusta per l’effettiva realizzazione, ovviamente sono tutti progetti che si riferiscono all’ambito tanguero della musica da ascolto, quella alla quale io appartengo da sempre in modo naturale, avendo io una base musicale prevalentemente di tipo concertistico, esattamente come i musicisti coi quali mi esibirò.
Infine, venerdì 7 marzo terrai una masterclass al Conservatorio Nazionale De Falla. Quali aspetti della storia del tango e del suo linguaggio musicale approfondirai con gli studenti?
Lo stesso Jorge Retamoza è docente di sassofono presso il Conservatorio Nazionale Manuel de Falla, precisamente all’interno del corso di musica folklorica argentina e di tango, è stato proprio lui ad invitarmi a tenere una masterclass nella sua classe.
La mia sarà una masterclass strumentale e proporrò il mio modo di fare tango e di interpretare questa musica con l’esperienza musicale maturata negli anni e che sto portando in giro già da molto tempo, in Argentina come in Spagna, ma anche in molti altri paesi latinoamericani ed europei, curiosamente meno in Italia, dove invece sono più richieste le mie conferenze e gli incontri di argomentazione storica.
Se potessi collaborare con un artista del passato o del presente, chi sceglieresti e perché? Il tuo interesse per la storia della musica influenza questa scelta?
Se ci limitiamo esclusivamente al tango non ho nessun dubbio: Astor Piazzolla per il passato, e sottolineo passato, e Diego Schissi per il presente e aggiungo anche, per il futuro.
Piazzolla perchè è stato colui attraverso il quale io scoprì questo genere tanti anni fa, ed è il musicista che partendo dalla tradizione degli anni Quaranta, ha poi saputo riassumere e rinnovare il tango come nessun’altro, elevandolo definitivamente a forma d’arte assoluta in ogni ambito musicale internazionale.
Diego Schissi perchè è il più originale e rivoluzionario musicista argentino degli ultimi 25 anni e sta proiettando questo genere in una nuova ed esclusiva dimensione di altissimo livello artistico, portando il tango per la prima volta oltre Piazzolla, in pratica, per dirla in modo semplificato, sta facendo esattamente quello che Astor fece nel tango da metà anni Cinquanta in poi.
Non è casuale che la parte più tradizionale del mondo del tango non riconosca ancora Schissi come tale, nonostante tutto l’ambiente musicale argentino e internazionale lo abbia già consacrato; lo stesso Schissi ha inoltre già vinto coi suoi dischi tutti i più importanti premi del settore, tra i quali l’ultimo Grammy Latin come miglior disco di tango, a novembre scorso, aggiungo io, vinto da Schissi per manifesta superiorità.
Fortunatamente, proprio grazie a questo mio tour a Buenos Aires, avrò finalmente modo di conoscere Diego personalmente, è infatti il primo di una lunga lista di musicisti di tango coi quali mi sono dato appuntamento là, a parte ovviamente gli impegni artistici già descritti e una mia partecipazione al programma radiofonico Conexión de Tango negli studi de La 2×4 Tango.
Silvio Zalambani trasmette un’autentica allegria e un’energia positiva che si riflettono tanto nella parola scritta quanto nella musica, in perfetta sintonia con la sua vivace personalità. Tra innovazione e tradizione, mantiene salda la rotta della sua ricerca musicale, come un vero capitano di lungo corso.
La sua bussola sono le note che crea, la sua direzione è dettata dalla coerenza intellettuale: suscitare emozioni, costruire ponti tra le culture e valorizzare l’armonia.
Vi segnaliamo gli appuntamenti da non perdere, a partire dalla diretta radiofonica Conexión de Tango dagli studi di La 2×4 Tango:
📅 28 febbraio – in Italia alle ore 18:00.
🎧 Cliccando direttamente [qui] ……….., potrete collegarvi alla trasmissione!
Seguite gli aggiornamenti ufficiali sulla tournée di Buenos Aires attraverso le sue pagine social.
Barbara Savonuzzi