Milonga La Musa – quando il tango diventa comunitàIntervista a Mariano Speranza, direttore artistico e musicale della Tango Spleen Orchestra

Giovedì 23 ottobre 2025, dalle 21:00 alle 02:00, il Redas di Montecchio Emilia ospiterà la seconda edizione della Milonga La Musa, un appuntamento unico nel panorama tanguero italiano.

Dopo il successo della prima edizione, la serata promette di coniugare la raffinatezza del concerto dal vivo della Tango Spleen Orchestra, guidata dal M° Mariano Speranza, con la magia di una pista aperta a tutti, animata dal talento del DJ internazionale Marcelo Rojas, curatore musicale della storica Radio 2×4 di Buenos Aires.

Abbiamo incontrato Mariano Speranza per approfondire il significato di questo evento, le sue dinamiche culturali e sociali, e la visione della milonga come luogo d’incontro e conoscenza.

Mariano, non è consueto che un’orchestra organizzi una milonga. Da dove nasce questa idea?

M. Speranza: “È vero, non è una pratica comune, anche se ci sono dei colleghi che lo fanno e anche molto bene. L’idea nasce dal desiderio di creare un’occasione d’incontro, un appuntamento che non fosse una routine settimanale ma una serata speciale. Non siamo una scuola o un’associazione, lo facciamo perché ci piace la musica, il ritrovo e per restituire qualcosa al territorio che ci ospita. È un modo di dare, non solo di ricevere.

Tango Spleen

Qual è l’obiettivo principale della Milonga La Musa?

M. Spernza: Vogliamo sottolineare la dimensione comunitaria del tango. La milonga non è solo ballo; è musica, espressione, è spazio sociale, memoria culturale, condivisione. Anche chi non balla può partecipare pienamente all’esperienza: ascoltare, osservare, incontrare persone, sentirsi parte di un tessuto sociale. Questo è il cuore dell’iniziativa.”

Come avete organizzato la prima edizione e quali insegnamenti ne avete tratto? 

M. Speranza: A maggio l’evento ha avuto un grande successo. Tantissimi ballerini, maestri, tanti cari amici , alcuni solo per ascoltare la musica, seduti ai tavoli per ore, emozionate e immerse nell’atmosfera. È stato chiaro che il tango funziona anche come esperienza culturale.”

Quale sarà il ruolo di Marcelo Rojas in questa seconda edizione?

M. Speranza: Marcelo Rojas è uno dei più grandi musicalizadores del mondo. Siamo amici e io sento una grande ammirazione per la sua capacità e conoscenza. Osserva il pubblico, interpreta la pista e costruisce un percorso musicale coerente con l’energia della serata. La sua conoscenza del repertorio è immensa, e riesce a coniugare tradizione e innovazione, creando una milonga che è al tempo stesso rispettosa della storia del tango e sorprendente. Quando c’è lui, la serata diventa una festa completa, in cui tutti partecipano, ascoltando e ballando.”

Come si integrerà la musica dal vivo della Tango Spleen con la consolle di Marcelo Rojas? 

M. Speranza: La serata parte con la proposta musicale di Marcelo, ad un certo punto l’orchestra aprirà la parte di musica dal vivo con un primo brano d’ascolto, poi entreremo subito nel repertorio da milonga. Marcelo condurrà tutta la seconda parte della serata per poi andare in chiusura. Proveremmo a divertirci e a emozionarci come al solito.”

Mariano, spesso nelle tue parole ritorna il concetto di “luogo di incontro”. In che senso la milonga, oggi, può ancora essere un luogo sociale? 

M. Speranza: La milonga, nella sua essenza più profonda, è sempre stata uno spazio sociale prima che un luogo di danza. Secondo me è come un posto dove vai per ritrovarsi e regalarsi dei momenti belli, senza molte strutture. Si fanno belle chiacchiere, si balla, si ascolta bella musica, insomma quello che in Italia da molto tempo si è sempre fatto ad esempio col liscio e anche col tango, più recentemente.

Con questa prospettiva acquista anche un senso più ampio, il luogo dove la comunità si riconosce, dove si intrecciano appartenenze, linguaggi e identità.

Anche La Musa nasce con questo spirito.

Vorrei anche segnalare un tocco che a me sempre ha dato gioia in altri luoghi dove suoniamo. Abbiamo invitato tre espositori, amici con cui condividiamo lo stesso spirito, che propongono creazioni artistiche bellissime — Moda Milonguera, Doña Rosa e Le Gioie di Lilo. Ci sono degli articoli di grande bellezza, per ogni ballerino.”

E in Italia? A volte si ha l’impressione che certe milonghe diventino spazi un po’ esclusivi, chiusi. Non si perde qualcosa?

M. Speranza: Io penso che ogni milonga rifletta un po’ l’anima del suo organizzatore. È lo specchio di come chi la crea immagina l’evento: chi vuole invitare, che atmosfera desidera, come struttura la serata.

Diciamo che ci sono eventi per tutti i gusti, alcuni più incentrati sullo studio per allievi di scuola di tango, altri sono più creati dove l’esibizioni, con la presenza di ballerini professionisti rappresenta il clou della serata, altri meno, e così via , ma tutti insieme facciamo parte di questa comunità di tangueros di cui mi sento anche io parte. E ognuno è sempre libero di andare dove vuole, no?

Noi abbiamo una vocazione enorme per questo lavoro: è una scelta di vita. Quando creiamo un evento, lo curiamo come qualcosa che ci rappresenta. E se qualcuno non sta bene quella sera, a me dispiace davvero e tanto — lo facciamo perché le persone possano condividere un momento bello, sincero.”

Hai accennato anche a un altro aspetto: il rapporto con le scuole e con le diverse realtà del territorio.

M. Speranza: Sì, è un aspetto a cui tengo molto. Quando abbiamo progettato la serata, qualcuno ci aveva proposto di inserire delle lezioni introduttive, per coinvolgere anche i principianti. Ma ho pensato che fosse più bello offrire uno spazio rilassato, dove tutti – indipendentemente dalla scuola o dal livello – potessero sentirsi accolti. Il nostro intento è creare un ambiente che favorisca la conoscenza reciproca e la curiosità. E come in qualsiasi tango ognuno lo può arrangiare ed interpretare come lo sente o come riesce, anche in questo spazio ognuno si costruirà la sua propria milonga!”

Intervista a Marcelo Rojas – il musicalizador come narratore del tango

Dopo aver parlato con Mariano Speranza del significato culturale della Milonga La Musa, abbiamo incontrato Marcelo Rojas, DJ e curatore musicale di Radio 2×4 di Buenos Aires, tra i più stimati musicalizadores del panorama internazionale.
Con lui abbiamo affrontato due temi centrali: il ruolo del DJ nella costruzione dell’esperienza collettiva della milonga e l’importanza della conoscenza culturale del tango per chi lo vive fuori dall’Argentina.

Marcelo Rojas

Il ruolo del DJ nel tango va ben oltre la semplice scelta dei brani. Dal tuo punto di vista, quale può essere oggi il contributo più significativo che un musicalizador può offrire alla comunità tanguera — non solo sul piano musicale, ma anche umano e culturale? 

Marcelo Rojas : l ruolo del DJ nel tango va ben oltre la semplice scelta dei brani. Il suo lavoro è fondamentale nella diffusione di una cultura: è raccontare e mantenere viva una storia tramandata di generazione in generazione, che nel tempo ha sostenuto un’identità nata nel Río de la Plata ma che oggi appartiene al mondo intero: il tango.

Il compito del musicalizador non è solo quello di trasmettere il passato, ma anche di rappresentare il presente. Non deve avere conflitti né pregiudizi verso le diverse epoche del tango; deve comprendere che c’è stato un tempo glorioso, maestoso e imponente nella storia, e che oggi il nostro dovere è continuare quella tradizione attraverso la diffusione, sostenendo anche le nuove formazioni e il tango attuale.

Perché se qualcosa si muove, se qualcosa evolve, significa che è vivo. E il tango, appunto, è vivo. Per questo il ruolo del musicalizador è fondamentale: la sua missione è mantenere quel battito, comprendendo che il tango non è solo un’espressione musicale, ma un’espressione culturale profonda, nata da un popolo che è riuscito a renderla un linguaggio universale.

Marcelo Rojas



Ed è universale perché, chi non desidera essere abbracciato in un ballo, con qualcuno che conosce o forse no?

Chi non vuole scoprire una musica meravigliosa, avvolgente, sentimentale e gioiosa, capace di esprimere tutte le sfumature dell’essere umano?

La milonga è, in sé, uno specchio della società: un luogo dove si intrecciano emozioni, amori, amicizie e ricordi. Un vero percorso sentimentale. Tutto questo lo genera il tango, e qui risiede la grandezza del lavoro del musicalizador.

Far ascoltare i tanghi rappresenta appena il 10% del suo compito. Ciò che conta davvero è l’osservazione: saper guardare e comprendere tutto ciò che accade intorno — in una pista da ballo, in una pratica, in un festival o persino in una radio —. Quella sensibilità nel leggere l’ambiente e accompagnarlo con la musica giusta è ciò che rende il suo lavoro essenziale per la vita culturale del tango.”

Hai spesso sottolineato quanto sia importante, per chi balla o ascolta tango, conoscere la cultura argentina e comprendere cosa rappresenta davvero il tango per chi lo vive nel suo contesto d’origine. Secondo te, quanto questa conoscenza culturale influenza il modo in cui si interpreta o si sente il tango fuori dall’Argentina?   

Marcelo Rojas : Quello che io vorrei apportare, è che il tango, insisto, è un’espressione culturale. È un’espressione culturale che si rafforza in questi tempi in cui predomina la cultura dell’individualismo, del “si salvi chi può”. Il tango ha bisogno di due persone per ballare, ha bisogno di un gruppo di amici per organizzare una milonga, di una società dove si possa condividere con l’altro.

Marcelo Rojas



Quindi, la conoscenza culturale riguardo a ciò che accade intorno al tango è importante. Io, per esempio, quando vado a una milonga non voglio una lezione di tango: voglio divertirmi. Voglio che il tango, che la milonga, siano anche un’espressione di divertimento, un sentimento di gioia.

Il tango è sempre stato etichettato con qualcosa che gli ha fatto molto male: l’idea che sia un sentimento triste che si balla. Questo gli ha fatto danno. Io invece voglio che il tango sia anche un’espressione di allegria, di incontro tra amici, di abbracci, di emozioni. Considerarlo solo come qualcosa di sentimentale o nostalgico non è un’idea che condivido molto.

Per questo sostengo sia l’aspetto storico sia quello nuovo, e voglio che il tango continui a progredire. Certo, è importante conoscere dove è nato il tango, qual era la società e il contesto in cui è cresciuto, ma quella società non ha nulla a che vedere con quella di oggi. Tutto è evoluto, tutto è cambiato: il modo di suonare, di registrare la musica, i testi, i ballerini, i metodi di insegnamento e, soprattutto, la società.

A volte, a noi musicalizadores costa un po’ cambiare. Pensiamo di dover essere solo una biblioteca sonora della storia, quando invece dovremmo anche mostrare tutto ciò di buono che si sta facendo oggi. A volte ci è difficile smettere di essere parte solo del discorso storico e diventare parte anche del presente.

Quindi sì, la cultura è importante, la cultura da cui proviene il tango, ma non è l’unica cosa. Bisogna capire che il tango, e soprattutto la milonga, sono un incontro, un riflesso della società in cui viviamo. In questo caso, della società che accoglie il tango e che può condividerlo con la cultura del luogo.”

Montecchio Emilia, per una notte, diventa il centro europeo del tango come linguaggio di relazione — un ponte tra culture e generazioni.

Barbara Savonuzzi

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