Othello Tango

l’evoluzione della danza nel mistero della passione

PUBBLICATO IL 14 Marzo 2023

Domenica 19 Febbraio al Teatro Riccardo Zandonai di Rovereto, Luciano Padovani porta sul palcoscenico con la compagnia Naturalis Labor, la sua ultima creazione: Othello Tango, una rilettura dell’opera shakespeariana, dove musica e danza affascinano il pubblico.

La scenografia di Mauro Zocchetta è volutamente scarna, un unico grande pannello, con l’immagine di una terra arida segnata da solchi profondi, come possono esserlo solo le ferite afflitte all’anima, quando questa è spogliata dall’amore.
Danzano, tra luci del light designer di
Thomas Heuger e i colori dei costumi magistralmente modellati da Chiara Defant, le figure principali di questo dramma: Jago, interpretato da Andrea Rizzo, Otello da Giuseppe Morelli, Desdemona da Jessica D’ Angelo e i manichini neri – umanoidi.

Queste ultime figure si muovono silenziose come burattini spostandosi da un personaggio al altro simboleggiando i fili neri delle emozioni umane, egoismo, invidia, gelosia, possesso, paura.
È Jago con il suo sorriso mephistofelico a catturare la scena è lui che domina su Otello e Desdemona, lui il vero burattinaio.

70 minuti dura lo spettacolo, 70 minuti nei quali la musica è parola, 70 minuti nei quali la danza è un equilibrio perfetto di ricerca innovativa tra la fluidità dell’espressività moderna(contemporanea) e il tango.

12 i danzatori italiani e argentini che animano questo spettacolo.

Il quadro iniziale si apre con 4 vestali bianche che danzano sull’assolo di piano, che introduce con la sua melodia alla complessità delle scelte musicali che seguiranno.

Il brano Divine Objects di Johann Johansson, con il coro angelico in stile gregoriano segnala l’inizio del dramma, mentre Clonus Monster di New Tide Orquesta, il duello interiore di Otello con i suoi sentimenti raffigurati dall’aggressione dei danzatori vestiti di nero.

Due sono i quadri principali nel quale viene sviscerato il rapporto simbiotico tra Jago/ Othello e Jago/ Desdoma, dove Jago è un vortice emozionale nel quale Desdoma e Otello sono separatamente rinchiusi.

Mentre nel duetto Jago/Otello la danza è cruda e violenta; i corpi si fondono al punto che Jago diventa il prolungamento di Otello, in quello di Jago/ Desdemona, la danza è languida e sensuale, la mano di Jago una lunga dolce carezza soffocante, l’annientamento che toglie a Desdemona il respiro al punto di diventare una ballerina senza anima, una bambola, come in Coppelia. I passi magistralmente interpretati dai danzatori sono raccolti nel suono del violoncello di Matthieu Saglio, in Les Cathédrales.

Sono i brani di Astor Piazzolla Tanghedia e Tres Piezas Breves ad accompagnarci sempre di più all’interno di un mondo kafkiano con le musiche di MachineFabrieck, Hanging e Daas per descriverci la follia dell’amore malato.
Il fazzoletto, compare all’improvviso in scena, è la prova dell’infedeltà di Desdemona e ci ricorda la continuità della trama shakespeariana rielaborata nella visione di
Luciano Padovani.

La scelta musicale non è casuale anche qui, “Son sposa disprezzata” tratto dall’opera Il Tamerlano di Antonio Vivaldi è una piccola perla, che lega in modo indissolubile alla drammaturgia dello spettacolo. Una nuvola di luce e acqua punta direttamente su Desdemona che si avvia avvolta nel canto evocativo gregoriano di pace.
Un’opera complessa articolata da sfumature tutte da comprendere nella ricerca delle scelte musicali, una sfida raccolta e vinta quella di
Luciano Padovani perché una cosa è certa; ne sentiremo parlare sempre di più di Othello Tango.

Barbara Savonuzzi

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