Un musicista, tanti stili

intervista a Leo Andersen

PUBBLICATO IL 9 Gennaio 2024

   L’incantevole facciata del teatro Bellini, in stile neo-rinascimentale, mi invita a varcare la porta d’ingresso per accedere al foyer. E’ qui che incontro Leo Andersen, il giovane musicista e compositore, che ci ha fatto danzare in milonga accompagnati dalla sua musica. Musicista eclettico e talentoso, ha accettato con entusiasmo il mio invito a incontrarci per un’intervista che diventa, da subito, una piacevole chiacchierata.

Nato a Tandil, provincia di Buenos Aires, comincia a suonare la chitarra all’età di sei anni. Il suo primo maestro intuisce che, oltre alla passione per la musica classica, Leo ha una propensione naturale per il folclore e in particolare per il tango. A otto anni inizia il percorso di studio in chitarra classica presso il Conservatorio Juan Josè Castro della capitale argentina e, poco dopo, si avvicina alla tradizione della musica popolare. Completerà i suoi studi in chitarra classica, ma non quelli di musica folcloristica. A tredici anni inizia a suonare con i compagni di conservatorio e a diciotto anni suona e collabora con importati formazioni e gruppi di tango a Buenos Aires.

   Le mie domande sorgono spontanee e le risposte sono ricche di colori, di suoni, di atmosfere familiari. Scopro che la madre di Leo è un’insegnante di danze folcloristiche, il padre è un appassionato di musica di tango e di jazz, ascolta Roberto Goyeneche, la voce del tango per eccellenza, e Chet Baker, un’icona del jazz. Casa Andersen, dunque, è un crogiuolo di danza e musica classica e tango e jazz. Leo si avvicina anche al genere pop e ai gruppi pop, che ritiene essere un ambiente molto stimolante dal punto di vista artistico.  E tutto ciò diventa il background culturale e formativo che ritroviamo, oggi, nelle composizioni di Leo: impostazione classica, melodie di tango, ritmo folcloristico, sonorità pop, armonie di Jazz. Leo afferma di fare musica argentina a tutto tondo. Gli chiedo delle sue chitarre: utilizza prevalentemente quella classica con corde di nylon, ma anche quella jazz e quella elettrica, facendo uso, all’occorrenza, di strumentazione elettronica. Si fa costruire le chitarre da un liutaio di fiducia.

Ad oggi, ha all’attivo centinaia di partecipazioni e collaborazioni con gruppi musicali argentini, e un CD di brani di sua composizione dal titolo ”Puentes”, uscito nel 2019.

Prima di salutarci, gli chiedo dei suoi progetti: una Compagnia europea gli ha commissionato un CD che vedrà la luce nel mese di marzo di quest’anno. Inoltre, lascerà un po’ da parte le collaborazioni con i gruppi musicali per dedicarsi completamente a revisionare l’enorme quantità di musica già scritta, chiusa in un cassetto. Mi ha confidato che sarà molto spesso in Europa, in particolare in Italia.

Amici tangueri, forse, avrete la fortuna d’incontrarlo in milonga e danzare al ritmo delle sue note.

 

 

                                                                                                                               Anna Paudice

 

 

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