Agnese si appropriava lentamente di quello che dunque sarebbe diventato il suo “terzo dono” offertole dal padre: lei apprendeva infatti a vivere fuori dal piano della realtà, in un mondo di sogni, dal quale riusciva per buona sorte a entrare e uscire liberamente e dolcemente, senza traumi, se non per chi la osservava, e la trovava a tratti un po’ troppo distratta, lontana, assente. Lei viaggiava, senza confini, come se avesse avuto nella mente una magica e dolce stazione, ricca di treni in grado di farla fuggire ogniqualvolta ne avesse sentito l’assoluta necessità; la qual cosa rappresentava la sua salvezza,…